Nota dei sindacati confederali sul tema del rinnovo del contratto:
“È positivo che dal vice presidente del Consiglio siano giunte rassicurazioni circa la presenza, in legge di bilancio, della copertura necessaria per consolidare l’elemento perequativo previsto nei contratti pubblici rinnovati lo scorso aprile”. Così i segretari generali di Flc CGIL, CISL FSUR e UIL Scuola RUA, riuniti per definire le linee di orientamento per il dibattito in categoria sulla piattaforma del prossimo contratto per il comparto Istruzione e Ricerca.
“Ora però ci attendiamo un’analoga rassicurazione – aggiungono Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Giuseppe Turi – per quanto riguarda il rinnovo del CCNL che, come il Governo sa, scade il prossimo 31 dicembre. Per noi questo vuol dire che il negoziato si deve aprire a gennaio. Un negoziato che riguarderà il triennio 2019, 2020 e 2021, l’arco di tempo cui fa peraltro riferimento il DEF: è pertanto fondamentale conoscere l’entità delle risorse messe a disposizione. Solo così capiremo se si intende passare concretamente dalle parole ai fatti”.
“Rinnovare i contratti è un diritto dei lavoratori – concludono i tre segretari – come tale riconosciuto espressamente anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza 178/2015. Per questo, dopo aver compiuto pochi mesi fa una scelta giusta e opportuna con la firma del nuovo CCNL, ora ci apprestiamo ad aprire un’altra stagione di negoziato per proseguire il percorso di valorizzazione del lavoro nell’istruzione, nell’università e AFAM e nella ricerca”.
Sull’argomento interviene anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti: “Secondo i dati emersi dal rapporto Eurydice, pubblicato il 5 ottobre in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti, tra il 2016 e il 2017 gli stipendi tabellari sono aumentati del 3% nella maggior parte dei Paesi europei ma non in Italia. A fine anno scadrà il contratto e non si sa quando l’Aran convocherà i sindacati per aprire le trattative per un rinnovo che si preannuncia molto povero. Per evitare che le retribuzioni degli insegnanti addirittura diminuiscano, suggeriamo a Palazzo Chigi di destinare i fondi stanziati dalla legge 107/2015 per il bonus merito, avversato dalla stragrande maggioranza degli insegnanti, per recuperare lo scatto di anzianità del 2013. In questo modo – conclude il leader della Gilda – nelle buste paga entrerebbero mediamente 100 euro in più. Accogliere questa proposta sarebbe un primo segnale importante di rivalutazione della professione docente”.
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