Martedì 7 giugno riprende la trattativa per il rinnovo contrattuale: l’Aran ha infatti convocato i sindacati per la ripresa degli incontri. Un contratto, tuttavia, sempre in ritardo sui tempi, dato che ci si siederà al tavolo per gli accordi relativi al triennio 2019-2021.
Le nubi si addensano sul Ministero. La partita è difficile, anche a seguito dello sciopero del 30 maggio, che ha prodotto una adesione del mondo della scuola superiore alle aspettative, con un 20% di manifestanti, secondo quanto riferiscono fonti sindacali. Un esito che dà forza ai sindacati in vista della trattativa, quindi, rendendo meno scontati i risultati del confronto.
La battaglia sindacale sarà orientata a ottenere stanziamenti aggiuntivi per la scuola, tali che i salari del comparto possano avvicinarsi agli standard europei e a quelli del resto della pubblica amministrazione. Diversamente – minacciano i sindacati – la mobilitazione in tutti i settori dell’Istruzione e della Ricerca non si fermerà.
La discussione parlamentare sul DL 36
Nel frattempo, come ha riferito il nostro vice direttore Reginaldo Palermo, su un altro fronte caldo, quello del decreto legge 36, non sono stati fatti passi in avanti. Dopo la presentazione degli emendamenti al testo uscito dal Consiglio dei Ministri, tutto si è fermato: uno stop che si protrarrà per tutta la prossima settimana, data la scadenza elettorale del 12 giugno.
Tra i temi più scottanti riportati dentro gli emendamenti, spicca la questione della formazione continua dei docenti, rispetto alla quale il ministro Bianchi si è mostrato poco propenso a rimodulazioni. Quanto alle modalità del reclutamento, il ministro si è detto pronto ad apportare delle modifiche solo nel caso in cui esse siano compatibili con i tempi e le richieste dell’UE, strettamente legate al Pnrr. Un laccio, quello tra decreto 36 e Piano nazionale di ripresa e resilienza, che rende il provvedimento di legge, di fatto, un decreto praticamente blindato.