Il rinnovo del Ccnl 2019/21 dei lavoratori della Scuola è ad un passo: dopo l’accordo sull’ipotesi di testo raggiunto all’Aran da quasi tutti i sindacati lo scorso 14 luglio, tra qualche settimana si firmerà l’atto definitivo. Tutto questo produrrà, probabilmente in autunno, tra ottobre e novembre 2023, diversi effetti: un incremento stipendiale, sebbene minimo (attorno ai 20 euro medi lordi in più per i docenti), poi permessi pagati ai precari, meno vincoli per la mobilità dei lavoratori, uno sviluppo di carriera finalmente reale per il personale Ata. A parlarne alla Tecnica della Scuola, è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
Il sindacalista ha ricordato che “tra il 2019 e il 2021 l’inflazione è stata del 2,5% e noi abbiamo ottenuto aumenti contrattuali superiori al 4%. Il problema è che la scuola ha avuto un blocco contrattuale tra il 2008 e il 2018. Non è colpa di questo contratto se ancora non abbiamo coperto il costo della vita”.
“Abbiamo firmato l’accordo – ha aggiunto – perché sono stati dati per la prima volta 500 milioni in più sulla scuola: anziché tagliare sull’Istruzione, perché l’ultima Legge di Bilancio ha cancellato mille istituti, si è investito. Non è tanto, però è qualcosa e si aggiunge ai 6 miliardi e mezzo per tutti i dipendenti pubblici”.
Pacifico ha quindi fatto un excursus sui vincoli rispetto alla mobilità del personale, ripercorrendo le vicende sui cambiamenti normativi culminati con la norma del vincolo di 5 anni introdotto per legge nel 2019: “la continuità didattica non viene favorita dal bloccare i docenti, ma dalle mancate assunzioni dei precari che fanno cambiare posto ogni anno a 200 mila docenti e decine di migliaia di Ata”.
Pacifico ha quindi ripercorso le vicende sui cambiamenti normativi culminati con la norma del vincolo di 5 anni introdotto durante la gestione dell’ex ministro Lorenzo Fioramonti nel 2019. Quindi ha sottolineato che “in questo contratto rispetto ai vincoli agli spostamenti dei lavoratori si potevano al massimo fare delle deroghe, portando da 3 a 11 anni l’età massima dei bambini con cui ricongiungersi”.
Cosa dobbiamo aspettarsi per il 2024?Il numero uno dell’Anief rassicura i prossimi neo-assunti: “Non vi saranno passi indietro sui vincoli alla mobilità. Il prossimo anno aggiorneremo il contratto sugli spostamenti del personale e vi inseriremo i criteri della genitorialità e dell’assistenza a chi ha disabilità”.
Il sindacalista ricorda che “solo quando si firmerà la bozza definitiva, il contratto entrerà in vigore”. Poi sottolinea due aspetti. “La priorità del contratto rispetto alla legge. Ad esempio, sul salario accessorio sono stati decisi tempi celeri sulla contrattazione per distribuire le risorse e i tempi per chiuderle. Un altro aspetto importante introdotto con questo contratto è che la formazione va fatta in orario di servizio, altrimenti va retribuita”.
Pacifico ricorda che con l’accordo di luglio sono stati “fatti avere dei soldi in più e sbloccate le posizioni economiche (ferme da 20 anni) per il personale Ata. Poi abbiamo introdotto delle deroghe sui vincoli sulla mobilità, per la genitorialità e per i disabili. L’una tantum da 60 euro, è poco, ma altrimenti non sarebbe stata distribuiti. Si sono per la prima volta valorizzati i Dsga, con 60 euro in più solo per loro. Sono stati allargati i tre giorni annuali di permesso per motivi personali e familiari anche ai supplenti”.
Inoltre, il presidente dell’Anief ricorda che i sindacati hanno “evitato che nel nuovo contratto si fossero inserite nuove sanzioni disciplinari per i docenti: ricordiamoci che il nostro Ufficio legale riesce a far decadere il 99% delle contestazioni d’addebito”.
Il presidente Anief parla anche del nuovo contratto collettivo nazionale, per il 2022/24: “Credo che slitterà al 2025-26, perché ci vogliono 18 miliardi per firmare, di cui subito 9 per l’indennità di vacanza contrattuale. Intanto è importante andare a scrivere una legge di bilancio ad ottobre, già a fine estate con il Nadef, che dovrà contenere le risorse necessarie”.
Se non arriveranno? “Per raggiungere l’obiettivo – replica Pacifico – occorre avere la volontà dei lavoratori. Rinunciare ad un giorno di stipendio non è semplice: bisognerebbe cambiare la legge sugli scioperi. Serve una grande presa di coscienza, assieme ai ricorsi, alle audizioni e alle denunce tramite la stampa. È quello che stiamo facendo. Bisogna capire insieme quali sono le strategie per migliorare il sistema”.
Il prossimo contratto di lavoro dovrà anche contenere novità sul fronte normativo: “Sarebbe bello – sottolinea Pacifico – avere una parità di trattamento giuridica ed economica tra personale precario e di ruolo: su ferie, permessi, salario accessorio, su scatti di anzianità”.
“I docenti di religione cattolica avevano ottenuto questo tanti anni fa ma solo per un periodo ed oggi sono i più precari della scuola. In Romania nessuna differenza tra docenti precari e di ruolo. In Italia servono i soldi per centrare questo obiettivo. Anche in contrattazione integrativa, ad iniziare dai Dsga e dal personale Ata”.
E nel frattempo? “Nell’ultimo biennio – dice il presidente Anief – l’inflazione è salita di 12 punti: noi abbiamo un assegno dell’1,5% solo per il 2023, più l’indennità di vacanza contrattuale sempre di 1,5%. Siccome per legge, però, l’indennità di vacanza contrattuale deve essere pari alla metà del caro vita, mancano 3 punti percentuali di aumento: se dovessimo avere ragione in Corte Costituzionale, chi fa ricorso con il nostro sindacato avrà un risarcimento”.
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