Archiviato il rinnovo del contratto di quasi 250mila dipendenti statali, con gli arretrati forse in arrivo in busta paga già nel mese di febbraio, probabilmente con un ‘bonifico’ a sé stante staccato dallo stipendio (mentre gli aumenti veri e proprio dovrebbero scattare a marzo), l’attenzione si sposta sugli altri comparti del pubblico impiego. Soprattutto sulla scuola che da sola detiene quasi la metà di quei pubblici dipendenti che attendono da troppi anni il loro rinnovo del contratto. Peccato che, ad oggi, si tratti di un accordo praticamente impossibile.
Il Governo, dal canto suo, dopo aver centrato il primo obiettivo, ritiene che la strada sia spianata. Parlando con il Giornale Radio Rai, sottolinea che per gli altri settori del pubblico impiego ci sarebbe un impegno a chiudere in fretta, anche per la scuola: “stiamo lavorando ininterrottamente. L’Aran non si è mai fermata, in particolare sta lavorando molto sul comparto conoscenza che ha dentro la scuola. Spero, come ha già detto anche la ministra Fedeli, che si arrivi a breve rinnovo per questo comparto”.
A breve, per capirci, significa sottoscrivere l’accordo prima delle elezioni. Quindi entro 45 giorni. Al di là delle dichiarazioni di rito della ministra della Funzione Pubblica, viene da chiedersi se può bastare un mese e mezzo per sciogliere i tanti nodi che si sono venuti a formare proprio per il rinnovo del contratto della Scuola. La risposta è negativa.
A meno che i sindacati non intendano cedere. Il motivo per cui siamo convinti che non lo faranno, però, è stato scatenato dall’Aran: perché dinanzi a degli aumenti stipendiali non proprio uguali a quelli degli altri comparti si sarebbe anche potuto chiudere un occhio; mentre alle proposte irricevibili sul piano normativo, a partire dall’allargamento delle attività funzionali alla didattica frontale senza ricevere più alcun compenso aggiuntivo, non si può assolutamente cedere.
Il personale se lo legherebbe al dito. Anche perché si tratta di disposizioni che sembrano prendere le distanze pure dal macro accordo sottoscritto con la stessa ministra Madia a fine novembre 2016 e per il quale gli stessi rappresentanti dei lavoratori avevano a lungo brindato.
Senza contare che, con le elezioni Rsu alle porte, il personale avrebbe anche l’immediata possibilità per dimostrare tutta la sua contrarietà nei confronti di chi ha sottoscritto quell’accordo.
Ora la domanda è: la ministra Madia è al corrente di questa situazione? Oppure quando ha detto che a breve potrebbero concludersi anche le altre trattative, scuola compresa, ha solo espresso un suo augurio?
In ogni caso, farebbe bene ad incontrare, con celerità, i responsabili dell’Aran. Per convincerli a ritirare le ultime proposte. Altrimenti, se le loro condizioni rimangono immutate, è davvero molto probabile che l’accordo sul contratto Scuola non si farà.
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