Per la prima volta al tavolo del contratto della scuola siede anche un sindacato di base, l’USB.
Abbiamo fatto qualche domanda al segretario nazionale Luigi De Prete.
A quanto se ne sa la trattativa per il contratto scuola non è ancora stata avviata. E’ così ? E perché secondo voi?
Siamo stati convocati giorno 9 novembre per la presentazione dell’atto di indirizzo del governo, rispetto al quale abbiamo manifestato tutta la nostra contrarietà. Il tavolo specifico sul comparto scuola non si è ancora aperto e non abbiamo notizie chiare in merito.
È evidente che il governo e i sindacati concertativi temono la prossima doppia scadenza elettorale (rinnovo RSU e elezioni politiche nazionali). Una eventuale firma su un contratto che peggiori l’attuale avrebbe per entrambi ricadute disastrose.
Voi siete un sindacato di base molto lontano dalle posizioni delle organizzazioni maggiormente rappresentative. Tuttavia pensate che al tavolo della trattativa potrete trovare punti di incontro con le altre sigle?
La nostra piattaforma è pubblica e chiara. Chiediamo un maggiore riconoscimento giuridico ed economico per tutti i lavoratori della scuola, di ruolo e precari: occorre un aumento salariale che permetta di recuperare totalmente la perdita di potere di acquisto verificatasi negli ultimi dieci anni; rifiutiamo nella parte normativa qualsiasi riferimento alla legge Brunetta e alla legge 107, al fine di dare piene garanzie a tutti rispetto ai diritti acquisiti (ferie, permessi e formazione gratuita, libera e in orario di servizio). Se i sindacati concertativi accettassero le nostre proposte, che vanno tutte nella direzione di maggior salario e diritti, per noi ovviamente non sarebbe un problema condividere il percorso.
Si parla di un contratto normativo che potrebbe essere la fotocopia di quello già in vigore. E’ una ipotesi plausibile?
Sì, potrebbe essere un’ipotesi plausibile, ma non ci troverebbe d’accordo. Temiamo inoltre che il governo tenterà in tutti i modi di inserire nel contratto il proprio cavallo di battaglia, vale a dire la legge 107, rispetto soprattutto all’obbligo della formazione e alla valutazione, all’alternanza scuola-lavoro, ai poteri discrezionali del dirigente scolastico, allo svuotamento degli organi collegiali e, infine, all’aumento delle ore lavorative a parità di stipendio.
Sulla parte economica voi (e per la verità anche qualche altra sigla) proponete di inserire fra le risorse del contratto anche il fondo del bonus premiale (200 milioni) e quello della Carta docente (350milioni o poco più) A conti fatti sarebbero altri 20 euro puliti in busta: per voi sono davvero dirimenti oppure ne fate una questione “simbolica”?
Noi puntiamo a ottenere un vero aumento salariale e rifiutiamo qualsiasi forma di bonus che, di fatto, ha diviso i lavoratori, li ha sottoposti all’arbitrio della scelta del dirigente e ha generato un mercimonio inqualificabile dentro le istituzioni scolastiche. La nostra non è affatto una questione simbolica, ma una rivendicazione in perfetta linea con la nostra opposizione alla 107!