Il contratto scuola appena chiuso è solo il primo passo: Cisl Scuola lo aveva dichiarato già subito dopo la firma (per la verità lo aveva ripetuto anche nel corso della trattativa), ma adesso c’è un ampio documento che chiarisce e giustifica la posizione.
Per quanto riguarda il contratto, Cisl Scuola pensa già al futuro: “Il triennio di vigenza del contratto si concluderà a dicembre del 2018. Pertanto già nel mese di giugno provvederemo a darne formale disdetta, chiedendo di avviare le procedure per una nuova contrattazione”.
Peraltro il sindacato di Maddalena Gissi non si nasconde le difficoltà esistenti, “a partire dal consolidamento della quota perequativa degli incrementi riconosciuti al personale con gli stipendi più bassi nel contratto del comparto da poco sottoscritto”, operazione che – a conti fatto – potrebbe costare non meno di 3-400 milioni di euro per il solo settore scuola.
Cisl Scuola fornisce anche un dato inedito: per aumentare di un euro al mese lo stipendio netto di un dipendente della scuola ci vogliono almeno 22 milioni di euro.
I conti sono presto fatti: per un aumento di 10 euro ne servirebbero 220 milioni, per 100 euro 2,2 miliardi. Per stipendi “europei” di cui alcune forze politiche stanno parlando anche in questi giorni di campagna elettorale non basterebbero 5 miliardi.
Ma, secondo Cisl Scuola, esiste anche un problema – molto serio – di quadro legislativo; la proposta sindacale appare improntata al buon senso: “Sulla legge 107 è anzitutto necessario superare la logica dei fronti contrapposti, dai quali si combatte una battaglia di bandiera che distoglie da ciò che sarebbe realmente necessario, ovvero la messa in evidenza dei punti di criticità della norma, cui far seguire la formulazione di precise e praticabili proposte di modifica e guarda al futuro”.
In questo senso, il sindacato della Gissi, ritiene che la mancata riscrittura del testo unico sulla scuola, peraltro espressamente prevista dal comma 181 della legge 107, rappresenta una occasione persa “un’opportunità non sfruttata, che andrebbe invece riportata all’ordine del giorno” in quanto “è urgente porre rimedio alla sovrapposizione delle disposizioni normative e delle responsabilità”
Ma come realizzare quello che si potrebbe definire un programma basato sul buon senso ma anche molto impegnativo sul piano finanziario e politico?
Cisl Scuola ha una sua proposta: convocare una Conferenza nazionale sulla scuola, come già era stato nel 1990 (quella conferenza venne aperta proprio dall’attuale presidente Mattarella che all’epoca era Ministro dell’Istruzione) o come aveva tentato di fare nel 2015 il Governo Renzi, preferendo però alla fine approvare rapidamente la legge della cosiddetta “Buona Scuola”.
Vedremo dopo il 4 marzo se le proposte della Cisl Scuola saranno in qualche modo considerate da chi avrà il compito di governa la scuola e il Paese.
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