Sul contratto scuola iniziano i “mal di pancia” interni ai sindacati che lo hanno sottoscritto.
L’area congressuale della Cgil “Il sindacato è un’altra cosa”, che a suo tempo aveva lanciato la richiesta di 300 euro di aumenti per tutti, ha anche diffuso un ampio documento in cui si analizzano i diversi aspetti del contratto, sia quelli economici sia quelli normativi.
L’area di opposizione della Cgil sottolinea come il contratto non riduca affatto la “forbice retributiva”
“Larga parte dei lavoratori e delle lavoratrici (una parte consistente dei docenti, ma soprattutto il personale ATA della scuola) – si legge nel documento – riceveranno quindi aumenti sul tabellare (per 13 mensilità e con TFR) solo tra i 45 ed i 60 euro lordi al mese”
E, si legge ancora “per evitare che emerga l’evidente differenza con gli 85 euro “promessi” (dall’accordo del 30 novembre e la propaganda di questi mesi), è stato utilizzato un artificio contabile (la cosiddetta “perequazione”): gli aumenti partono solo dal primo marzo (invece che dall’inizio del 2018) e con i soldi di gennaio e febbraio si aggiunge ad alcuni un compenso temporaneo (anche questo senza TFR), per far arrivare tutti/e più o meno sugli 80 euro”.
“Un compenso – sottolinea l’area di opposizione Cgil – che però svanirà come neve al sole il 31 dicembre 2018 (le risorse utilizzate, infatti, venendo da quel risparmio sui primi mesi del 2018, esistono solo sino alla fine dell’anno)”.
Il sindacato è un’altra cosa propone anche alcuni esempio che dimostrano come, a partire da gennaio 2019, gli stipendi di una parte consistente del personale della scuola diminuiranno di cifre non del tutto disprezzabili.
All’area di opposizione Cgil non piace neppure la soluzione adottata per il “bonus premiale”: “Si è passati dalla rivendicazione dell’abrogazione del bonus – accusano – al suo inserimento, anche formale, nel corpo del contratto”.
Il sindacato è un’altra cosa rileva anche una incongruenza non da poco nella decisione della FLC di firmare l’accordo: nel 2011, la Flc-Cgil non aveva firmato il contratto che rivedeva gli scatti stipendiali con l’eliminazione della fascia 3-8 anni.
“Adesso – sottolinea l’area di opposizione – la Flc-Cgil si allinea a Cisl e Uil nel riconoscere lo scippo del primo gradone”.
“A fronte di una parte salariale così modesta e di una differenziazione degli aumenti così pericolosa – conclude l’area di opposizione interna alla Flc –, ci si sarebbe aspettati una parte normativa avanzata, che recepisse le rivendicazioni dei movimenti degli insegnanti degli ultimi anni contro la ‘buona scuola’ di Renzi e contro le riforme della PA di Brunetta e Madia. Niente di tutto questo. Dal punto di vista normativo, se i sindacati (firmatari) riconquistano un ruolo nella contrattazione su vari aspetti, i provvedimenti tanto contestati della legge 107 vengono confermati e ricondotti nel CCNL”
La conseguenza di una presa di posizione così perentoria è inevitabile: “Riteniamo quindi importante mobilitarsi da subito contro questa ipotesi. In questo quadro, il prossimo 23 febbraio è stato indetto dai sindacati di base uno sciopero della scuola. Ci auguriamo che possa diventare, grazie ad un’ampia partecipazione a prescindere dalle appartenenze sindacali, un momento di lotta di tutta la categoria. In grado di far crescere la mobilitazione contro la buonascuola, la sua applicazione ed i suoi principi. E quindi anche contro questo impianto”.
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