Nel nuovo contratto scuola, non ci saranno aumenti di orario di lavoro, nemmeno sotto forma di attività funzionali all’insegnamento. Resta in vigore, quindi la distinzione 40 + 40 e non passa l’ipotesi delle ore di attività funzionali di 80 ore.
Tra le novità previste per il nuovo contratto, così come previsto dall’articolo 22, ce n’è una particolarmente interessante ed affronta uno dei temi più scottanti degli ultimi tempi: il diritto alla disconnessione.
“Non si può stare connessi alla rete ventiquattro ore su ventiquattro, a scuola si sono verificati in questi ultimi anni decine di cause per via di mail o messaggi che erano stati spediti ma non erano state letti in tempo utile dagli insegnanti. È per questa ragione che nasce il nuovo contratto: saranno stabilite regole certe e fasce orarie protette in cui i docenti dovranno essere reperibili su indirizzi mail e telefoni”, spiega Il Mattino il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
Come saranno decise le fasce orarie? A decidere le fasce orarie in cui il personale potrà essere o non essere contattato saranno i singoli istituti in funzione della loro autonomia, e sulla base degli accordi che saranno trovati collegialmente tra le varie rappresentanze sindacali.
Sgravare, dunque, gli insegnanti dall’onere di leggere mail, messaggini e telefonate di lavoro durante i festivi e i prefestivi e nel giorno libero.
Al Corriere della Sera, parla Licia Cianfriglia, membro del consiglio superiore dell’Istruzione, preside in aspettativa: “Prevedere il diritto alla disconnessione è a mio avviso sintomo dell’incapacità di comprendere la portata innovativa del digitale e uno dei tanti elementi di conservatorismo di cui è pieno questo pessimo contratto”.
Non è dello stesso avviso, Ludovico Arte, preside in attività dell’Istituto Marco Polo di Firenze. “Di solito sono contrario alle norme e agli obblighi imposti dall’alto, ma in questo caso sono norme di buona educazione. Sono io quello che di solito manda agli insegnanti le mail il fine settimana. Starò più attento, da ora in poi. Certo questa non mi sembra la cosa più importante da fare nella scuola, ma la trovo giusta”.
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