Nonostante la pioggia di centinaia di miliardi che arriverà in Italia nel 2021 con il Recovery Fund, non si parla più di rinnovare il contratto della scuola scaduto da quasi due anni.
Fioramonti per il contratto si è dimesso
Bisogna ricordare che l’ex ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, a fine 2019 decise di dimettersi per mancanza di fondi adeguati per l’Istruzione e per il rinnovo del contratto scuola.
Nella sua lettera di dimissioni, comunicata in anteprima dalla nostra testata giornalistica, spiegò il motivo delle sue irrevocabili dimissioni dal Miur: “Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza”.
Fioramonti in quella lettera scrisse un concetto molto chiaro e condivisibile: “L’economia del XXI secolo si basa soprattutto sul capitale umano, sulla salvaguardia dell’ambiente e sulle nuove tecnologie; non riconoscere il ruolo cruciale della formazione e della ricerca equivale a voltare la testa dall’altra parte. Nessun Paese può più permetterselo. La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un’emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana”.
Contratto scaduto, ma c’è vincolo quinquennale
Mentre da una parte il contratto scuola è scaduto da 19 mesi e i tavoli per il suo rinnovo non sono mai stati aperti, anzi tra la ministra Lucia Azzolina e i sindacati sembra non esserci alcuna intesa, invece si è agito sul piano legislativo per variare il contratto della mobilità, che andrebbe a scadere nel 2022, imponendo il blocco assoluto della mobilità territoriale, professionale e addirittura annuale per tutti i neoassunti in ruolo.
In buona sostanza tutti coloro che entreranno in ruolo a partire dal 1° settembre 2020 dovranno permanere, fatta eccezione per chi gode del beneficio della legge 104/92, nella sede dell’anno di prova per un intero quinquennio.
M5S rivendica il bisogno di tale vincolo
I politici del M5S rivendicano come necessaria la norma che impone il blocco di cinque anni ai docenti FIT 2018, che stanno già scontando questa regola, e ai docenti neoassunti in ruolo dal prossimo primo di settembre. Ritengono doverosa questa norma per frenare l’emorragia di docenti che entravano di ruolo nelle scuole del nord Italia e poi trovavano il modo di fare trasferimento verso le regioni di origine del Sud Italia.
Bisogna dire che il blocco quinquennale della mobilità sfugge alle norme contrattuali sulla mobilità che sono valide per un triennio scolastico, ma sono state inserite dalla Ministra Lucia Azzolina, senza un confronto sindacale, nell’art.1, comma 3 dell’OM 182 del 23 marzo 2020.
In tale norma dell’Ordinanza sulla mobilità è scritto che il personale docente che si trova nelle condizioni di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, come modificato dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145 art. 1, comma 792, lettera m), 3), è tenuto a rimanere presso l’istituzione scolastica di immissione in ruolo, nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni, salvo in caso di sovrannumero o esubero o di applicazione dell’articolo 33, commi 5 o 6, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, limitatamente a fatti sopravvenuti successivamente al termine di presentazione delle istanze per il relativo concorso.
Docenti del Sud bloccati al Nord con stipendio fermo
Il M5S aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe posto rimedio ai docenti spediti al Nord per il malfunzionamento dell’algoritmo della legge 107/2015, facendoli ritornare dalle proprie famiglie al sud e favorendo al massimo i ricongiungimenti. L’amara sorpresa è invece che da ora in poi i docenti del Sud che entreranno in ruolo al Nord Italia, prima di poter produrre domanda di mobilità vi dovranno rimanere per almeno 5 anni, poiché bloccati dal suddetto vincolo normativo, .
In buona sostanza, non si rinnova il contratto della scuola, si lasciano i docenti lontano da casa, anche con un blocco disposto per legge, con stipendi veramente inadeguati per vivere lontano da casa e raggiungere di tanto in tanto la famiglia dall’altro capo del Paese.