Mentre proseguono, seppure un po’ a rilento, le trattative per il rinnovo del contratto scuola, le organizzazioni sindacali fanno sentire la propria voce mettendo in evidenza i diversi temi che dovranno essere affrontati.
Lo Snals interviene in queste ore sulla questione dei DSGA che, a parere del sindacato, dovrebbero essere inquadrati in una specifica area delle “elevate professionalità”.
“Lo Snals – sottolinea la segretaria Elvira Serafini – ritiene innanzitutto che vadano reperite le risorse necessarie per riconoscere adeguatamente, nell’ambito della parte variale dell’indennità, le elevate responsabilità assegnate ai DSGA, meritevoli di essere inquadrati in una qualifica di elevato livello che, in analogia con quanto previsto per la dirigenza scolastica, sia connotata dalla specificità del settore scuola”.
“Lo Snals – aggiunge – si adopererà, nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale e in quella integrativa, per identificare l’indennità prevista per i DSGA in maniera autonoma e distinta rispetto ai fondi per il miglioramento dell’offerta formativa”.
La nota dello Snals contiene anche un passaggio interessante che fornisce una possibile soluzione per una chiusura rapida del contratto 2019/2021.
Si legge infatti nel comunicato: “L’Aran, su richiesta dello Snals-Confsal e delle altre OO.SS., ha sollecitato il Ministero dell’Istruzione ad esercitare ogni utile azione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze per una integrazione dell’Atto di Indirizzo con una precisa indicazione delle risorse finanziarie previste dalla Legge di Bilancio per il 2023”.
In altre parole il Governo potrebbe in qualche modo correggere l’attuale atto di indirizzo inserendo un paio di righe molto semplici: “Ove la legge di bilancio 2023 dovesse stanziare ulteriori risorse per il CCNL scuola, l’Aran potrà riconvocare le parti dopo l’approvazione della legge stessa”.
In altre parole la strada potrebbe essere quella di firmare al più presto il contratto con i soldi disponibili in questo momento (100-105 euro lordi in media) con la prospettiva di riaprire la trattativa a partire da gennaio per poter distribuire qualche ulteriore decina di euro eventualmente stanziato dalla legge di bilancio 2023.
Come è facile intuire, però, i se e i ma non mancano e per il momento l’unica certezza è che il contratto 2019/2021, almeno in prima battuta, si chiuderà con cifre molto distanti dagli aumenti europei di cui si favoleggia già dai tempi del ministro Bussetti.
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