Nel pomeriggio di giovedì 8 febbraio, alle 14.30, prende avvio presso la sede dell’Aran la no-stop per la firma del contratto Scuola, Afam, Ricerca e Università.
Se le previsioni saranno rispettate, entro la fine della settimana ci sarà la firma del contratto. Per il momento Snals e Gilda sono orientanti a non sottoscrivere l’accordo.
I nodi da affrontare e da sciogliere sono ancora parecchi.
Intanto c’è la questione economica.
Come abbiamo più volte scritto, le risorse disponibili al momento non sono sufficienti; anche il Sole 24 ore di oggi conferma una nostra ipotesi: per consentire a tutti di arrivare a 80-85 euro gli aumenti non decorreranno dal 1° gennaio 2018 ma dal mese di aprile (per gli statali la decorrenza è il 1° marzo, ma per la scuola ci vorrà un mese in più perchè il numero di stipendi bassi da perequare è molto maggiore).
C’è poi la questione del codice disciplinare sul quale i sindacati stanno facendo lo sbarramento ma che, anche in assenza di contratto, sarebbe comunque regolato dal “decreto Brunetta” e dalle modifiche introdotte dal “decreto Madia”, decreto che per la verità riduce le garanzie di difesa dei dipendenti.
Per la questione disciplinare, così come su quella relativa ai permessi, è possibile che il contratto rimandi tutto ad una sequenza contrattuale successiva, soluzione che, concretamente, vorrebbe dire un rinvio al prossimo contratto.
Infine c’è il nodo del “bonus premiale”: di sicuro verrà introdotta la possibilità di contrattare a livello nazionale i criteri per la distribuzione del premio, ma c’è chi sostiene che ci potrebbe essere spazio anche per la contrattazione a livello di istituto.
Se così fosse, si tratterebbe certamente di una vittoria importante per i sindacati che fin da più di due anni osteggiano in tutti i modi questa novità della legge 107. Ma forse sarebbe solo una vittoria simbolica, perchè si tratta di capire se per docenti e Ata sarà soddisfacente un contratto che consentirà alle RSU di definire le regole per il bonus ma che di fatto porterà benefici economici molto modesti che non consentiranno neppure di ridurre la forbice fra gli stipendi della scuola e quelli degli altri dipendenti pubblici.
Resterà quasi certamente la carta del docente, anche perchè, come abbiamo già più volte osservato, i soldi del 2018 sono già stati accreditati ai docenti spostarli sullo stipendio risulta tecnicamente impossibile.
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