E’ difficile commentare l’avvio della trattativa per il rinnovo del contratto scuola.
Nella giornata del 4 gennaio si è svolto all’Aran il primo incontro “vero”, quello in cui si è iniziato ad affrontare i nodi della trattativa: risorse economiche e relazioni sindacali.
La posizione dell’Aran è stata chiara, perfettamente in linea con le nostre ultime previsioni : in materia di relazioni sindacali fa fede il decreto Madia, mentre sulle risorse contrattuali fa fede la legge di bilancio. Quanto alla cancellazione della legge 107 il presidente dell’Aran è stato pressoché lapidario: l’Aran non può discostarsi dal mandato contenuto nell’atto di indirizzo e se i sindacati rivendicano cose che non stanno scritte nell’atto devono rivolgersi alla parte politica.
Il disappunto delle organizzazioni sindacali appare dunque piuttosto incomprensibile: ma i sindacati non conoscevano il testo dell’atto di indirizzo e non avevano studiato il decreto Madia?
Il fatto è che i sindacati hanno già firmato il contratto degli statali che contiene almeno due punti fermi ai quali l’Aran si sta richiamando.
Uno riguarda l’organizzazione del lavoro (il famoso articolo 6 del Contratto del 2007 che però è stato disapplicato con l’entrata in vigore del decreto Brunetta del 2009) e l’altro riguarda il tema economico.
E basta fare due conti per capire che l’obiettivo di riconoscere a tutti 85 euro è difficile da raggiunger
Infatti, riconoscendo un aumento del 3,48% a tutti, come è avvenuto per gli statali, si avrebbe come risultato quello di garantire 95-100 euro a chi ha uno stipendio più alto, lasciando agli stipendi più bassi somme molto più modeste certamente inferiori a 85 euro. A rimanere sotto questa soglia sarebbero tutti i collaboratori scolastici e gli assistenti amministrativi oltre ad un buon numero di docenti con minore anzianità. Potrebbe trattarsi di non meno di 350mila dipendenti, forse di più.
Se anche per la scuola venisse attivato il meccanismo dell’elemento perequativo riservato agli stipendi più bassi, sarebbero necessari non meno di 150 milioni aggiuntivi. Il bonus per il merito, che vale 200 milioni, sarebbe quindi appena sufficiente per far attribuire l’aumento di 85 euro a tutto il personale con gli stipendi inferiori. Se poi, come è probabile, il Governo non accetterà di dirottare i 200 milioni del merito sulle risorse contrattuali resterà una sola strada: far decorrere i nuovi stipendi non dal 1° gennaio, ma dal 1° marzo o addirittura dal 1° aprile 2018.
Allo stato attuale, quindi, pensare ad aumenti generalizzati superiori addirittura a 100 euro (c’è anche chi parla di 130-140 euro) appare del tutto fuori luogo. Nella migliore delle ipotesi, con qualche artificio contabile, si riuscirà a garantire a tutti 85 euro lordi. Il prossimo incontro Aran-sindacati è previsto per il giorno 11, vedremo se prima di quella data i sindacati saranno riusciti ad avere una risposta politica dal Governo. Il rischio è però che il Governo risponda semplicemente ai sindacati: “E perché mai dovremmo concedere alla scuola più si quanto sia stato concesso agli statali e che voi stessi, sindacati, avete definito un ottimo risultato?”
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