Non è facile continuare a rendere conto ai nostri lettori di come si sta sviluppando la vicenda del contratto scuola.
Le notizie sono scarse, dal “palazzo” dell’Aran non trapela quasi nulla e le stesse segreterie sindacali non sono certamente generose di informazioni.
Non resta altro da fare che provare a leggere fra le righe dei comunicati e ad affidarsi alle indiscrezioni e alle mezze frasi che si riescono a strappare a chi sta seduto al tavolo contrattuale.
Un indizio interessante, per esempio, è contenuto nel comunicato del segretario nazionale di Uil Scuola Pino Turi di cui abbia già dato parlato.
Il passaggio cruciale del comunicato ci sembra questo: “Al momento mancano le risposte che i sindacati hanno posto per la definizione del contratto: relazioni sindacali, sanzioni disciplinari, utilizzo e contrattazione dei 200 milioni della 107. Solo da quelle risposte dipende la chiusura del contratto”.
Da quanto dichiara Turi ne deduciamo che il tema “risorse contrattuali” è di fatto accantonato, segno evidente che ormai in casa Uil (ma quasi certamente anche nelle case degli altri sindacati) ci si è resi conto che – a legge di bilancio approvata – risulta impossibile e non solo difficile mettere insieme altri soldi da mettere sul tavolo del contratto.
Nè si fa riferimento, nel comunicato di Uil-Scuola, ai 380 milioni della Carta del docente, soldi che – come abbiamo più volte ripetuto – sono di fatto già stati assegnati ai docenti fin dal settembre scorso.
A meno che il mancato riferimento alla Carta sia dovuto ad una semplice dimenticanza (ma non lo crediamo) è evidente che a questo punto le posizioni sindacali incominciano a divergere visto che, al contrario, Flc-Cgil continua a chiedere che i 380 milioni entrino nel tabellare.
Resta la richiesta sui 200 milioni del merito: già nei giorni scorsi avevamo scritto che in un nuovo atto di indirizzo già arrivato all’Aran è previsto che i soldi del merito possano diventare oggetto di contrattazione nazionale.
Tuttavia, mettere i soldi del bonus del merito sul tavolo contrattuale potrebbe essere una soluzione non molto gradita per gli stessi insegnanti.
Una ipotesi di cui si sta parlando fra gli addetti ai lavori è infatti quella di utilizzare i 200 milioni del bonus per attribuire un “elemento perequativo” agli stipendi più bassi che, altrimenti, avrebbero un aumento di soli 40-50 euro mensili. Ma quali sono gli stipendi più bassi nella scuola? Ovviamente quelli dei collaboratori scolastici e degli assistenti amministrativi.
E allora: saranno d’accordo i docenti a rinunciare al bonus per il merito, che comunque è stato assegnato ad almeno il 30% degli insegnanti stessi, a favore del personale Ata? I sindacati stessi sarebbero in grado di gestire una situazione del genere e di giustificare questa scelta nelle assemblee del personale?
Ecco perchè – ormai – sono in molti a prevedere (o forse addirittura ad auspicare) che la chiusura del contratto venga rinviata al “dopo elezioni”.
In tal modo i sindacati rappresentativi non pagherebbero per intero il prezzo della inevitabile protesta che si sarà quando si dovrà arrivare alla firma. Perchè, non dimentichiamolo, ad aprile si voterà per il rinnovo delle RSU e i sindacati stanno iniziando a fare i loro conti.
Per parte sua l’Aran sta dando un grosso aiuto al rinvio della firma: per questa settimana, infatti, non ha ancora convocato nessun incontro i bene informati dicono che, a questo punto, potrebbe anche accadere che dalla prossima settimana il contratto scuola venga sospeso per consentire l’apertura delle trattative dei contratto degli enti locali che potrebbe essere chiuso in poco tempo.
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