Attualità

Contratto scuola: sono meglio “pochi, maledetti e subito” oppure “pochi, ma fra sei mesi”?

Quella in corso in questo momento è certamente una delle trattative contrattuali più difficili che si ricordino.
Intanto c’è da dire che questo contratto è stato caricato di un valore (non solo simbolico, ovviamente) del tutto particolare: è esattamente dalla primavera del 2019 che si continua a parlare di aumento a 3 cifre.
Poi purtroppo è arrivata la pandemia e questo non ha certamente aiutato a liberare risorse per i contratti pubblici.
E c’è anche un altro problema molto serio: il contratto in questione riguarda il triennio 2019/2021, quindi se anche lo si firmasse oggi risulterebbe di fatto già scaduto da 6 mesi, tanto che con il prossimo stipendio di luglio il personale percepirà non solo l’indennità di vacanza contrattuale del periodo 2019/2021 ma anche quella spettante per il contratto futuro del 2022/2024.
Insomma un notevole pasticcio.

Adesso ai sindacati si pone un dilemma di non poco conto.
Firmare l’accordo il più presto possibile significherebbe far subito arrivare in tasca ai lavoratori della scuola un po’ di arretrati e un modesto aumento mensile (si tratterà di 50-60 euro netti) ma vorrebbe anche dire rinunciare ad affrontare le questioni normative in sospeso, a partire dal tema della formazione obbligatoria e incentivata prevista dal decreto legge 36 approvato proprio in queste ore dal Parlamento.
L’alternativa che si sta facendo strada nello schieramento sindacale sembra essere quella di aspettare almeno in autunno per affrontare le questioni normative e per riuscire a strappare qualche altro soldo con la legge finanziaria del 2023.
Ma, in questo caso, gli arretrati e gli aumenti arriverebbero in busta paga non prima del mese di febbraio.
Oltretutto appare difficile che con la finanziaria 2023 possano arrivare risorse per il contratto 2019/21; l’ipotesi più realistica è che il Governo possa fissare altri fondi per il triennio 2022/24 (il primo stanziamento è già stato inserito nella finanziaria 2022).
A quel punto le “promesse” del Governo di futuri aumenti potrebbero convincere i sindacati a firmare il triennio 2019/21 senza che però ci siano ulteriori aumenti per la fase in corso.

Reginaldo Palermo

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