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Contratto scuola, successo o marchetta pre-elettorale?

Dove sta la verità sul contratto della scuola stipulato di buona mattina il 9 febbraio? Il mondo della politica non aiuta di certo a comprendere come stanno le cose. Perché si va dalle reazioni entusiaste ai commenti più critici. Così il rinnovo contrattuale di categoria, atteso dal 2010 da quasi un milione e 200mila dipendenti, diventa mero oggetto di discussione dei tanti politici impegnati nelle elezioni politiche di inizio marzo.

Nessuno ha mai fatto tanto per la scuola come il Pd

Tra i primi a complimentarsi per l’esito della trattativa, è stato il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: partecipando all’apertura della campagna elettorale della federazione Pd di Ascoli Piceno, ha detto che “il rinnovo del contratto degli addetti alla scuola e università è una cosa attesa, importante, ma dobbiamo andare avanti”.

Partiamo dal senatore dem Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama, che reputa l’accordo sottoscritto all’Aran l’ultimo successo dei “governi di Renzi e di Gentiloni”, che “hanno assunto oltre 100 mila precari, investito oltre 9 miliardi nell’edilizia scolastica ed oggi sbloccato, dopo 9 anni, il contratto di lavoro di docenti e personale amministrativo delle scuole, dell’università, del settore Afam e della ricerca: nessuno ha mai fatto tanto per la scuola come il Pd”.

Stipendi ancora troppo bassi

Di tutt’altro parere si dicono i partiti d’opposizione: “Dopo dieci anni il Governo decide proprio oggi, a poche settimane dal voto, di firmare il contratto della scuola. Sarebbe una bella notizia, peccato che stiamo parlando ancora di cifre molto, ma molto, lontane da quelli che sono i livelli di retribuzione europea”, dice la senatrice Alessia Petraglia, candidata al Senato per Liberi e Uguali (Toscana1 e Veneto1) a proposito dell’annunciato rinnovo.

“Gli stipendi degli insegnanti italiani, per il lavoro e le responsabilità – continua l’esponente di LeU – continuano ad essere notevolmente al di sotto della media europea. Il Pd e la ministra continuano a non dismettere la pessima pratica del bonus premiale”, visto che si mantiene “in vita l’idea della retribuzione come concessione più che diritto”.

A sospettare che non sia causale avere rinnovato il contratto “proprio sotto scadenza elettorale” è la responsabile nazionale scuola di Sinistra Italiana Claudia Pratelli, candidata di Liberi e Uguali.

“Dopo dieci anni ci saremmo almeno aspettati aumenti contrattuali robusti – continua- E invece no, i salari restano al di sotto di quelli dei colleghi europei e della funzione che queste lavoratrici e questi lavoratori svolgono”.

“La buona notizia – per Pratelli – è che inizia a sgretolarsi la legge 107. Sostanzialmente smontato, nel contratto, il bonus del merito, la mancia nelle mani dei presidi per premiare gli amici e punire gli insubordinati, uno dei cardini della legge 107, sintesi estrema del modello autoritario e aziendalistico imposto da quella legge”.

“Ora il Governo suona la grancassa, ma la verità – conclude Pratelli – è che questo contratto ha sconfessato le sue politiche”.

In tasca a docenti e Ata pochi spiccioli

“La dinamica che ha portato alla firma del nuovo contratto per il comparto Istruzione e Ricerca è del tutto discutibile dal punto di vista etico”, sostiene invece la deputata Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia.

“E’ dal 2013 – prosegue – che il Parlamento ha chiesto al governo di mettere in campo la piattaforma normativa per i nuovi contratti della P.A. Ora, l’obiettivo viene raggiunto al fotofinish, durante la campagna elettorale, e per di più con aumenti irrisori. Le cifre indicate, infatti, sono lorde e una volta sottratte le tasse e il 24% si tratterà di una mancia elettorale di pochi spiccioli”.

Per Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, “è incredibile come il centrosinistra viva le compagne elettorali mutuando tutti i trucchetti della vecchia Democrazia Cristiana, non siamo ancora alla mitologica scarpa destra prima e quella sinistra solo dopo il voto, ma ci siamo quasi. Una volta ci sono gli 80 euro per chi ha basso reddito anche se poi era una mezza bufala, poi c’è il bonus per i 18enni, e ora c’è il rinnovo contrattuale degli insegnanti”

Per il leghista siamo al “voto di scambio. E anche questa volta rimedieranno l’ennesimo buco nell’acqua perché nonostante queste marchette tutto il mondo della scuola è furibondo contro la renziana riforma della ‘buona scuola’ dove nessuno, studenti e insegnanti, riesce a comprendere cosa ci sia di buono”.

Alessandro Giuliani

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