Sì, è stata una dura guerra, portata avanti per lunghi mesi, con momenti di incertezza e rischi di sconfitta.
Alla fine però, mettendo in campo ogni strumento (legittimo) di lotta a lor disposizione, i nostri sindacati hanno conseguito (almeno sembra) una grande vittoria e, finalmente, il rinnovo contrattuale (2019-2021) sarà portato felicemente a termine (almeno per la parte economica).
Pochi speravano nell’impresa, ma la caparbietà dei nostri eroi e il loro spirito di servizio e abnegazione ha piegato, alla fine la resistenza forte e pugnace della parte avversa.
Invero la vittoria importante è stata ottenuta l’anno scorso, quando, dopo lunghe ed estenuanti trattative, tese e conflittuali, si è riusciti ad ottenere un aumento stipendiale, al netto delle imposte statali e regionali, di ben trenta/quaranta euro (oltre ogni aspettativa). Un risultato importante e di buon auspicio per concludere in poco tempo, a nostro pieno favore, lo sfibrante confronto.
Ormai, dopo l’epica vittoria, la strada per uno strepitoso successo era spianata. Si poteva arrivare davvero ad una grande impresa da ‘incidere’ negli annali della storia delle contrattazioni tra i lavoratori della scuola e lo Stato.
E’ così è stato (a meno di improvvise frenate o nocivi fraintendimenti).
Se tutto andrà come previsto, infatti, al corposo gruzzolo ottenuto a dicembre si aggiungerà (udite, udite!) l’esorbitante somma di dieci/diciotto euro.
Aumento netto o lordo. Se fosse lordo al netto quanto verrebbe? Cinque/otto euro?
Certo qualcuno obietterà che si è arrivati al 2021. Quindi, sostanzialmente, siamo in ritardo di un contratto. I soliti incontentabili, pessimisti e lagnosi.
Essere in ritardo di uno o due contratti, in fondo, non è così disdicevole, anzi è quasi normale.
Apprezziamo invece i grandi risultati, per nulla scontati, ottenuti, sicuri che presto si metterà mano al periodo 2021/ 2023, eguagliando gli strepitosi risultati di oggi.
E come tacere delle mirabili trasformazioni della scuola. Un nuovo assetto sempre più piramidale, verticale, gerarchico, articolato grazie alla formazione di una serie di nuove figure educative (lautamente gratificate dal punto di vista economico, ovviamente, come sempre): docente tutor, orientatore, ‘progettista’, ‘Invalsi’, ‘Erasmus’, referente di educazione alla cittadinanza e molte altre ancora (magari un docente ‘ad hoc’ per i rapporti con i genitori).
La categoria dei docenti si avvia ad una evoluzione Non solo docenti di una specifica materia, dunque, ma docenti e ‘altro’, pronti ad affiancarsi e aiutare le già collaudate figure di sistema. Insegnanti con determinate qualifiche e competenze e con precisi compiti. Compiti che potrebbero, però, indebolire o destrutturare la loro funzione originale e precipua: insegnare. Senza dimenticare, poi, la folta pattuglia degli ormai necessari docenti di sostegno, fondamentali per creare una scuola dell’inclusione che valorizzi e guidi ogni alunno (anche il più pigro) verso il successo formativo.
Nuove figure educative, dunque, impegnate su più fronti, tra cui anche lo svolgimento del programma relativo alla loro disciplina (anche se il tradizionale programma è tende a diventare un elemento secondario nella scuola del domani), consapevoli della difficoltà e dell’importanza della loro ‘missione’ e, proprio per questo, ben contenti di impegnarsi senza soluzione di continuità (magari anche gratuitamente!) per raggiungere i loro obiettivi.
Insomma c’è da lavorare senza sosta perché gli ambiziosi intenti del lontano 1993 (successo formativo, benessere scolastico, soddisfazione del cliente) abbiano veramente a realizzarsi, per il bene della scuola e dell’intera società.
Dobbiamo tutti insieme, sinergicamente, operare, con la massima dedizione e il più totale impegno, spinti dal solo desiderio di essere utili per la società e pronti ad immolarci (anche mettendo in secondo piano la vita privata) per gli allievi, dediti e concentrati essenzialmente sui ragazzi (come se finora non fosse mai stato fatto), pronti a sacrificarci per loro e disponibili a ogni loro esigenza in ogni ora del giorno e della notte (allora nulla di veramente nuovo!).
Finalmente si ci muove. La nuova realtà educativa che si formerà sarà simile ad una scuola ‘azienda’ basata sul merito e sulla ‘scalata’ professionale (difficile, forse impossibile definire il merito nella scuola). Non ci sarà posto per i nullafacenti (quante volte questo aggettivo dispregiativo è stato affibbiato ai dipendenti pubblici!). Tutti saranno ‘invitati’ a profondere le loro energie per far crescere la scuola, la comunità, lo Stato.
Anche per questo si pensa (che rimanga solo un pensiero) di ‘rinforzare’ le competenze del Dirigente, destinato a diventare un padre (o una madre) che guida e indica (in vari modi) la strada giusta ai docenti incerti.
Così è, e il vento di novità sembra essere ancora forte. Che non sia troppo forte da distruggere quanto di bene è stato fatto nel passato!
O no?
Andrea Ceriani
P.S.: Da un sommario calcolo ho potuto constatare che il mio stipendio dal 2013 al 2023 ha avuto un crescita di ottanta euro (forse anche un po’ meno). Ma questo è un dettaglio.
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