L’ipotesi che il contratto nazionale della scuola si chiuda il prossimo autunno si fa sempre più solida: nelle ultime ore anche il segretario generale della FLC-CGIL Francesco Sinopoli si è pronunciato sulla questione dichiarando: “Occorre partire da un dato di fatto, che si sta parlando di un contratto abbondantemente scaduto e che probabilmente giungerà buon ultimo al traguardo della sottoscrizione rispetto agli altri comparti del pubblico impiego, pur interessando esso la più vasta platea di lavoratori pubblici”.
“Da ciò – aggiunge Sinopoli – la necessità di un’accelerazione delle sedute di trattativa anche per giungere in tempi brevi alla sottoscrizione del CCNL, ben consapevoli che per la FLC CGIL non si potrà che chiudere il contratto a scuole e posti di lavoro in piena attività per sottoporlo all’approvazione della categoria”.
Il segretario della Flc esclude quindi, come già aveva detto nei giorni scorsi Ivana Barbacci (Cisl Scuola), si possa firmare l’accordo nel periodo estivo e – mettendo l’accento sulla necessità di una adeguata consultazione dei lavoratori del comparto.
Per la verità la Flc-Cgil si pone anche l’obiettivo di ottenere stanziamenti aggiuntivi che possano consentire aumenti stipendiali “a 3 cifre” di cui si parla da almeno 3 anni ma che non sembrano possibili con le risorse attualmente disponibili.
L’idea potrebbe essere quella di andare avanti con la trattativa fino a dicembre quando si discuterà la prossima legge di bilancio.
Ma a quel punto si porrà un problema: sarà possibile con la legge di bilancio del 2023 finanziare il contratto del 2019/2021?
A questa soluzione non tutti credono tanto che c’è anche chi (su questa posizione è l’Anief di Marcello Pacifico) sostiene che il contratto in corso va chiuso al più presto in modo da consentire a docenti e Ata di incassare subito qualche aumento e un po’ di arretrati.
Nella giornata dell’8 giugno, intanto, i sindacati del comparto si sono incontrati per decidere eventuali iniziative da mettere in atto nel mese di giugno. E’ stata ipotizzata (ma subito accantonata) l’ipotesi di uno sciopero degli scrutini non essendoci neppure i tempi tecnici per organizzarlo.
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