Con un ampio documento diffuso in queste ore Uil Scuola spiega tutte le ragioni della mancata firma del CNNL.
Preliminarmente la segreteria nazionale del sindacato sottolinea che “i contratti si sottoscrivono per migliorare le condizioni di vita e di lavoro del personale”.
“Questa ipotesi di contratto – aggiunge subito – non solo non le migliora, ma in molti casi le peggiora poiché si traduce in un indebolimento della scuola dell’autonomia e della Comunità educante. È mancato il coraggio di fare scelte importanti e decisive per il futuro dei lavoratori della scuola statale del paese. Ci si è solo preoccupati di rimanere nel solco del percorso tracciato dalla legge, lasciando al contratto uno spazio del tutto marginale”.
“La parte normativa – spiega il sindacato di Giuseppe D’Aprile – migliorata in pochissimi aspetti anche con il contributo a volte determinante della nostra organizzazione sindacale, non è bastata a compensare quanto di negativo sia stato introdotto nell’articolato che ha peggiorato notevolmente il testo contrattuale rispetto a quello precedente”.
E, a questo punto, il sindacato fa un elenco puntuale dei punti non condivisi:
• la mobilità del personale per cui è chiaramente scritto che è trattata in subordine alla legge;
• la trasparenza nelle relazioni sindacali: non è più possibile associare i nominativi ai compensi ricevuti dal Fondo di Istituto;
• l’introduzione di un nuovo ordinamento per il personale ATA che di fatto estromette i funzionari/ex DSGA dalla comunità educante;
• responsabilità disciplinare: per la seconda volta – era già avvenuto con il contratto 2016/18 – la materia viene rinviata.
• l’eliminazione, rispetto al precedente contratto, di tutta la parte relativa alle scuole italiane all’estero.
Sul primo aspetto va rilevato tuttavia che il DL 126 del 2019 (con le modifiche apportate dalla legge di conversione) introdusse vincoli alla mobilità precisando (articolo 1, comma 17 novies) che essi “non sono derogabili dai contratti collettivi nazionali di lavoro”.
Sulla questione della impossibilità di associare i nominativi ai compensi ricevuti dal fondo di istituto abbiamo già scritto, come peraltro ha fatto rilevare anche la stessa Flc-Cgil, che dopo il parere del Garante della Privacy (e non solo) diventa davvero difficile se no impossibile che l’Amministrazione possa accogliere tale richiesta.
Sul punto la Uil Scuola obietta che “nonostante il parere contrario del garante della privacy, molti tribunali hanno dato ragione alle organizzazioni sindacali ricorrenti proprio in virtù del principio della trasparenza”.
“A questo – prosegue il sindacato – aggiungiamo che molti dirigenti scolastici, senza necessità di attivare un contenzioso o un accesso agli atti, hanno reso pubblici sia i nomi che i compensi del personale interessato”.
Va poi osservato che la parte sulla disciplina del rapporto di lavoro del personale delle scuole italiane all’estero viene rimandata ad una sequenza contrattuale esattamente come la responsabilità del personale docente.
In ogni caso Uil Scuola lamenta il fatto che “una serie di questioni importanti che non hanno trovato spazio nel contratto e altre che sono state normate in peius con un vero e proprio arretramento in termini di diritti per i lavoratori”.
Va precisato che – per il momento – l’accordo del 14 luglio è solamente un ipotesi di contratto; altri sindacati (per esempio Flc-Cgil) s sono riservati di confermare la firma dopo aver ascoltato i lavoratori in apposite assemblee.
E’ facile prevedere quindi che la firma definitiva arriverà non prima della fine di settembre.
A quel punto, però, Uil Scuola dovrà decidere cosa fare: se dovesse far mancare la propria firma anche in quel momento potrebbe perdere il diritto di partecipare alla contrattazione integrativa successiva (in pratica rischierebbe di essere estromessa dalla contrattazione sulla mobilità).
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