La cruda analisi di Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, sul contratto scuola appena siglato non risparmia nessuno: “E’ ormai chiaro che i sindacati che siedono al tavolo contrattuale non sono rappresentativi mentre è altrettanto evidente che ad essi la casta politica ha ormai accordato una vera e propria dittatura in termini dell’esercizio elementare dei diritti sindacali, di fatto negati a qualsiasi nuovo soggetto organizzato”.
“Da questo intreccio – prosegue d’Errico – la scuola esce stritolata, gli insegnanti vengono resi meri esecutori di una valutazione di regime basata sui diktat degli speculatori della UE, con la vergogna dei quiz Invalsi, con l’aberrante didattica delle ‘competenze’ e con un’alternanza scuola-lavoro funzionale alla introiezione di attitudini meramente esecutive”.
“Con questo contratto – spiega ancora il segretario Unicobas – docenti e Ata, che pure esercitano forme di coadiuzione educativa, vengono relegati sempre di più nella gabbia sotto-impiegatizia costruita nel 1993 con le norme sulla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego imposte dal governo Amato e prontamente accettate dai sindacati confederali”.
“Questa – prosegue d’Errico – è la sintesi di un contratto inaccettabile che, dopo 12 anni di blocco (non 10, come dicono), a fronte di una perdita secca di almeno 18.000 euro pro-capite (15.000 stimati dalla stessa Flc-Cgil), destina ‘a recupero’ qualche centinaia di euro di arretrati in tutto ed ‘aumenti’ pari a 80 euro lordi (45 netti medi) distribuiti nell’anno a partire da marzo, con gennaio e febbraio che passano ‘in cavalleria’, sacrificati per raggiungere gli 80 euro lordi per i restanti mesi, mentre in realtà, solo con questa manovra se ne perdono 90 netti sull’anno”.
“Ma questo – accusa d’Errico – non è l’unico ‘giochino’ di marca confederale; all’ultimo momento hanno tirato fuori dal ‘cilindro’ lo storno di (soli) 70 dei 200 milioni di euro del vergognoso ‘bonus’ premiale renziano, facendoli ‘transitare’ dentro la cifra complessiva del fondo di istituto per poi girarli sulla retribuzione professionale docente. Il risultato è che ai dirigenti resteranno comunque circa novemila euro netti da distribuire discrezionalmente nelle singole scuole. Di contro, il nuovo “fondo per il miglioramento dell’offerta formativa” risulterà ancora più povero di prima”.
Secondo d’Errico “a questo punto docenti e Ata non hanno molte possibilità se non quella di protestare, incominciando ad aderire allo sciopero del sindacalismo di base in programma per il prossimo 23 febbraio; al tempo stesso è necessario anche che nelle scuole tutto il personale si attrezzi per presentare liste alternative a quelle dei sindacati rappresentativi, per il rinnovo delle RSU”.
“La presentazione di una nostra lista nella maggior parte delle scuole – sostiene il segretario Unicobas – può infatti cambiare la situazione della rappresentanza sindacale togliendo il monopolio ai sindacati di partito.
Questo è un momento cruciale: è quanto mai necessario fare sul serio. Dobbiamo realizzare un fronte comune con i Cobas e con tutto il sindacalismo alternativo (a cominciare da chi è già presente nel percorso del 23 Febbraio: Usb, Usi, coordinamenti di base dei diplomati magistrali, Cub). Sarà l’occasione per porre le premesse per la cancellazione della legge 107, ripristinando la titolarità di istituto, eliminando la chiamata diretta e l’umiliazione del ‘bonus’ discrezionale, per la riduzione del numero di alunni per classe e per nuove assunzioni basate sulle abilitazioni conseguite e sugli anni di precariato”.
Per concludere con un appello già fatto dai Cobas poche ore dopo la firma del contratto: “Noi vogliamo estendere l’invito ad aderire anche a Gilda e Snals che non hanno firmato il contratto della miseria, ai loro iscritti e a tutta la base confederale tradita e sempre più critica.
Aderire allo sciopero e partecipare alla manifestazione che partirà dal Miur alle ore 9 è l’unica strada possibile per evitare la morte della scuola pubblica e la definitiva trasformazione di docenti e Ata in semplici esecutori dei diktat della casta politica di turno, in palese violazione del dettato costituzione che prevede ben altro”.
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