Con un comunicato “fuori dal coro”, l’Esecutivo nazionale di Unicobas commenta la firma del Contratto scuola: “Non c’è propria nulla da festeggiare – affermano Stefano d’Errico e Stefano Lonzar – Il riconoscimento economico pattuito è offensivo e ci tiene ancora molto lontani dalla media europea, anzi ribadisce l’impoverimento progressivo dei salari”.
“Nonostante l’enorme battage pubblicitario che ha accompagnato la stipula del contratto, che vuole presentare i lavoratori della scuola ricoperti di denaro mentre se ne stanno a pancia all’aria per tre mesi, la triste realtà è sotto gli occhi di tutti, basta volerli tenere aperti!”
Quella de 124 euro di aumento è una vera e propria bufala, sostiene il sindacato di base, perché in quella cifra ci sono anche i 100 euro circa già arrivati a dicembre.
Le cifre reali dell’accordo del 14 luglio, sostiene il segretario nazione d’Errico, sono chiare: 13,90 euro mensili in media per i docenti a decorrere dal 1° gennaio 2022 e 8,37 euro per gli ATA a decorrere dal 1° gennaio 2021 (senza dimentica l’una tantum di 63,84 euro per i docenti e di 44,11 euro per il personale ATA).
Scrive Unicobas: “Abbiamo un’inflazione reale che si attesta almeno sull’11% e con questo umiliante contratto saremo in una situazione ulteriormente deficitaria. Si continua, quindi, a risparmiare sulla pelle dei lavoratori della scuola, incrementando le mansioni nei vari profili, precarizzando figure fondamentali ma a fronte di risibili aumenti”.
Non manca una battuta ironica nei confronti di chi non ha sottoscritto il contratto: “Hanno firmato tutti i sindacati “rappresentativi” tranne la Uil Scuola Rua che, così facendo, guadagna il plauso dai colleghi più sprovveduti. Infatti siamo certi che ben presto anche tale organizzazione si unirà alle altre, non potendo restare fuori dalla contrattazione nazionale dai benefit garantiti a chi sottoscrive contratti così indecenti”.
“Si persegue il progetto di frammentare e spezzettare la categoria dei lavoratori – continua Unicobas – importando nel sistema scuola procedure e sistemi organizzativi tipici del mondo aziendale. Si creano così figure ad hoc come quella del collaboratore scolastico “esperto” che, a fronte di un ridicolo riconoscimento economico, avrà il compito di coordinare le attività di tutti gli altri collaboratori scolastici o, tra gli insegnanti, le funzioni del docente tutor e del docente orientatore: una differenziazione gerarchica istituita per legge e subito recepita a livello contrattuale, senza colpo ferire, dai sindacati firmatari”.
“Mentre si portava a termine un contratto così miserevole – concludono d’Errico e Lonzar – negli stessi giorni il mondo della politica, con una trattativa lampo, aumentava di 1.300 euro netti lo stipendio dei capigruppo dei partiti in Parlamento. A dimostrazione di quanto sempre più profonda si faccia la distanza tra la casta dei mestieranti della politica e il mondo reale di quanti devono fare i conti con stipendi inadeguati, inflazione galoppante, abbattimento delle conquiste e dello stato sociale, precarizzazione delle esistenze”.
Cosa dobbiamo ancora vedere e subire prima di stracciare le tessere dei sindacati concertativi, battere la cialtronaggine dei partiti e favorire, invece, la partecipazione di base e autogestionaria dei lavoratori onde modificare realmente lo stato presente delle cose?