Risultato storico per il Ministro dell’Istruzione e del Merito che, in serata ha siglato con le organizzazioni sindacali un accordo politico che nella giornata dell’11 novembre dovrebbe consentire la firma del contratto nazionale di lavoro.
“L’accordo – si legge nel comunicato del Ministero – consiste anzitutto in un’anticipazione relativa alla parte economica, che permetterà al personale scolastico di vedersi riconosciute già nel cedolino di dicembre le somme relative agli arretrati maturati, per una voce media di 2000 euro, i quali andranno ad aggiungersi allo stipendio e alla tredicesima”.
Altro aspetto di non poco conto è quello che prevede una disponibilità finanziaria pari a 100 milioni di euro, deliberata nel Consiglio dei Ministri di questa sera, da destinare alla componente fissa della retribuzione accessoria per l’anno 2022, nella misura di 85,8 milioni per i docenti e 14,2 milioni per il personale Ata.
Senza trascurare il fatto che “è stato assunto l’impegno a reperire ulteriori risorse finanziarie, anche nell’ambito della manovra di bilancio 2023, da destinare alla retribuzione tabellare del personale scolastico”.
Con toni quasi entusiastici, il Ministro dichiara: “Siamo consapevoli che si tratta di un primo passo, un primo passo atteso da tanto tempo e ottenuto in un contesto peraltro difficile a causa della crisi energetica: abbiamo voluto dare subito un chiaro segnale politico di svolta rispetto al passato. Quando ho annunciato una Grande Alleanza per la Scuola e per il Merito non intendevo fare della retorica, ma indicare la strada che oggi iniziamo a percorrere con questo accordo: una grande collaborazione tra istituzioni, parti sociali, docenti, studenti, famiglie, ognuno nel suo ruolo, per prenderci cura di quella straordinaria comunità che è la scuola italiana”.
Al di là dei toni enfatici del Ministro va detto che, a conti fatti, l’accordo si chiude più o meno con le stesse cifre che si conoscono da tempo (l’unica novità sono i 100 milioni del decreto odierno che incideranno nella misura di pochi euro mensili per ciascun dipendente).
Va però riconosciuta al Ministro la capacità politica di essere riuscito ad ottenere la firma di tutti i sindacati, comprese un paio di sigle che, ancora nella mattinata del 10 novembre, non sembravano del tutto convinte a sottoscrivere l’accordo.
Si tratta ora di vedere se gli impegni scritti nell’intesa saranno pienamente mantenuti: non dimentichiamo che di aumenti a tre cifre si era parlato già nella primavera del 2019 con un accordo firmato dai sindacati, dal ministro Bussetti e dal Presidente del Consiglio Conte, accordo mai andato a buon fine.
Questa volta i soldi ci sono (si parla dei tre miliardi e mezzo già stanziati dai Governi precedenti) ma non c’è nessuna certezza di su quello che capiterà da gennaio in avanti. In altre parole la sequenza contrattuale prevista dall’intesa di queste ore è scritta solamente sulla carta e per trasformarsi in un contratto necessità di moneta sonante.