Sono decisamente originali i commenti dei sottosegretari all’istruzione sulla sottoscrizione del contratto della scuola: prima il sottosegretario Vito De Filippo ha detto che per “raggiungere l’obiettivo del rinnovo e siamo andati anche oltre” le aspettative; l’altro sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, si sofferma invece sul fatto che l’accordo sottoscritto il 9 febbraio tra amministrazione e sindacato è importante, perchè arriva dopo dieci anni, ma allo stesso tempo si rammarica perché “una parte dei fondi destinati al merito ed inserire in contrattazione i criteri con i quali sono destinati questi fondi, rappresenta un mezzo passo indietro”.
“Con l’approvazione della riforma della scuola e con lo stanziamento di 200 milioni l’anno – continua Toccafondi – il Parlamento aveva indicato una linea chiara: aumento dell’autonomia scolastica, valutazione, merito e novità del ruolo del dirigente scolastico, tutti aspetti centrali che venivano rafforzati. Un percorso che oggi vede mezzo passo indietro dato che saranno tolti 70 milioni quest’anno e 40 milioni a regime al fondo di 200 milioni del merito”.
Per il sottosegretario, “dobbiamo prendere un impegno e Civica Popolare lo prende per la prossima legislatura (per il quale Toccafondi si è candidato alla Camera in occasione delle prossime elezioni politiche ndr), di aumentare le risorse ricostituendo per intero il fondo”.
Perché, conclude il sottosegretario, “chi ha il compito di guidare una scuola non è uno ‘sceriffo’ bensì è, e deve essere, il punto di riferimento educativo”.
Come dire: il processo di meritocrazia non si tocca, nemmeno se gli stipendi di tutto il personale sono tra i più bassi d’Europa.
Ricordiamo che l’accordo sottoscritto la mattina del 9 febbraio garantisce a chi opera professionalmente nella scuola da un minimo di 80,40 a un massimo di 110,70 euro, purtroppo però solo lordi e quindi da decurtare di almeno il 40 per cento
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