Con una manifestazione nazionale promossa da 25 sigle di categoria di Cgil, Cisl,Uil, Confsal e Gilda, al grido: «contratto subito», il pubblico impiego è tornato in piazza a Roma.
I sindacati chiedono lo stanziamento di risorse adeguate in legge di stabilità per un rinnovo “dignitoso” dei contratti pubblici. Ben oltre quella che definiscono la «mancia» proposta dal governo (219 milioni di euro – ricordano – destinati al pubblico impiego, agli statali in senso stretto, oltre agli 80 milioni di euro circa per forze di polizia e carriere speciali). La loro richiesta è di 150 euro di aumento medio.
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Cisl: «Il governo offre 5 euro: si vergogni»
«Il governo trovi le risorse per finanziare un lavoro dignitoso», ha sottolineato Anna Maria Furlan. «Faccia la sua parte, altrimenti la nostra lotta non si può fermare». Poi, dal palco, l’affondo: «Dopo sei anni di blocco dei contratti nel pubblico impiego offre un aumento di 5 euro: non c’è dignità. Si vergogni».«Io spero che questa manifestazione basti al governo e che ci ascolti e da subito sblocchi il tavolo di confronto contrattuale. Sennò avanti con mobilitazioni adeguate». «Lo Stato dimostra di essere il peggiore datore di lavoro che c’è», le fa eco Giovanni Faverin della Cisl-Fp. «I cittadini si accorgeranno della riduzione dei servizi».
Uil: «Non ci costringano a fermare il Paese»
«Questa è una manifestazione che non ferma il Paese ma non ci costringano a fermare il Paese per dire poi che siamo degli irresponsabili», ha spiegato il leader della Uil Carmelo Barbagallo appena arrivato al corteo che si è snodato da piazza della Repubblica. «È ora di smetterla. Il governo rinnovi il contratto».
Cgil: «Serve un aumento di 150 euro»
«Non ci fermeremo se non mettete risorse in legge di stabilità», ha detto Susanna Camusso, leader della Cgil, chiudendo la manifestazione. Se si arriva «al 15 dicembre» e nulla cambia, allora – è l’avvertimento – «avete sbagliato i conti». «Rivendichiamo il diritto al rinnovo del contratto bloccato da sei anni – afferma il segretario della Fp-Cgil, Rossana Dettori -, un blocco ritenuto illegittimo dalla Corte Costituzionale. Vogliamo un contratto sia per la parte normativa sia per la parte salariale: chiediamo un aumento di 150 euro per restituire almeno in parte i soldi persi in sei anni dai lavoratori, in media 4.800 euro. Il governo invece ha stanziato solo 300 milioni, pari a 5 euro al mese: solo una mancia».
Il segretario generale della confederazione autonoma Confsal, Marco Paolo Nigi, ha dichiarato:
“L’importanza sociale del lavoro pubblico e della professionalità espressa dai suoi lavoratori non è tenuta per nulla in considerazione da questo governo. Al contrario, su di essa viene gettato continuo discredito provocando avvilimento e un sempre più forte senso d’ingiustizia. Basti dire che il rinnovo contrattuale è atteso da più di 6 anni, per l’esattezza da 74 mesi”.
“Non ci si rende conto dell’importanza del lavoro svolto dai pubblici uffici, lavoro che accompagna ciascuno di noi per l’intero arco della vita, dalla nascita alla morte passando per l’asilo nido, la scuola, l’università, il servizio sanitario nazionale, la sicurezza, il soccorso, la pensione e quant’altro. Se oggi in Italia possiamo ancora parlare di una società ‘abbastanza civile’ lo dobbiamo anche a questi 3 milioni di lavoratori, in genere mal pagati, pochissimo considerati e sempre più penalizzati nell’esercizio dei loro diritti, anche costituzionali. Se il governo non lo comprende fino in fondo, allora non solo discrimina questi lavoratori ma lascia più soli e più poveri tutti i cittadini”
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