Le recenti interviste ai segretari nazionali dei due massimi sindacati italiani (Maddalena Gissi della Cisl Scuola e Francesco Sinopoli della Flc Cgil) forniscono qualche elemento utile per un paio di previsioni sul contratto prossimo venturo.
Intanto il primo dato che emerge è che entrambi i leader sindacali sostengono che gli 85 euro di aumento concordati con il Governo poco meno di un anno fa sono ampiamente insufficienti per rinnovare il contratto: il personale della scuola sarà certamente contento di leggere queste dichiarazioni ma c’è allora da chiedersi per quale motivo i sindacati avessero deciso a suo tempo di sottoscrivere l’accordo.
Un altro aspetto da considerare riguarda gli aspetti normativi: mentre fino ad alcuni mesi fa i sindacati erano assolutamente convinti che il “modello Brunetta” con il quale era stata cancellata la prevalenza del contratto sulla legge introdotta dal decreto legislativo 29 del 1993 e rimasta intatta per 15 anni.
Nelle ultime sortite sindacali è stato manifestato più di un dubbio sulla questione, e mano a mano che la vicenda procede appare sempre più chiaro che, rispetto, ai “tempi bui” di Brunetta (così per lo meno li considerano i sindacati) cambierà davvero ben poco anche perchè nel frattempo molte norme entrate in vigore contengono la clausola della inderogabilità per via contrattuale.
C’è infine un dato che emerge chiaramente dalle dichiarazioni di Sinopoli e di Gissi: nel testo delle due interviste curiosamente la parola “sciopero” non compare mai.
Significa forse che i sindacati hanno già deciso che la “battaglia contrattuale” si farà solo nelle stanze dell’Aran senza coinvolgere i docenti e il personale Ata?
Per intanto resta il fatto che la trattativa non è neppure aperta, in quanto il Comitato di settore, formato da rappresentanti del MEF, del Miur e della Funzione Pubblica, non ha ancora firmato l’atto di indirizzo, documento indispensabile per poter aprire il confronto.
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