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Contratto: USB chiede 300 euro di aumento

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Nei prossimi giorni dovrebbe finalmente prendere il via la trattativa per il rinnovo del contratto del nuovo comparto Scuola, Ricerca, Istruzione, Afam.
Secondo le ultime notizie, per ora ufficiose, il prossimo incontro utile sarebbe fissato per giovedì 16.

LE POSIZIONI SINDACALI

Intanto i sindacati stanno cercando di capire come posizionarsi.
Lo Snals ha già fatto sapere di non essere disponibile a firmare un contratto a 85 euro; anche la Flc-Cgil, per bocca del segretario nazionale Francesco Sinopoli considera gli 85 euro un punto di partenza per iniziare a discutere.

USB: 300 EURO DI AUMENTO

Nella serata di lunedì 13 l’USB, che parteciperà alla trattativa insieme con gli altri sindacati, ha pensato bene di sparigliare le carte con una richiesta sorprendente: 300 euro di aumento netto per tutti, aumento che equivarrebbe ad un costo complessivo di almeno 7 miliardi di euro.
Per intanto, più realisticamente, l’USB chiede che i soldi del bonus (200 milioni di euro) vengano messi a disposizione del rinnovo contrattuale; stessa fine dovrebbe fare il fondo destinato all’adeguamento stipendiale dei dirigenti scolastici (95 milioni di euro a regime, nel 2020); secondo USB, il 50% delle somme destinate ai ds dovrebbe invece essere distribuito fra tutto il personale della scuola.
Nulla dice invece l’USB sulla Carta del docente che secondo la Flc-Cgil dovrebbe essere eliminata in modo da poter usare nel contratto i 350 milioni ad essa destinati.

IL NODO DEL BONUS PREMIALE (E NON SOLO)

A proposito del bonus l’USB, attacca gli altri sindacati: “Finalmente – dichiara Luigi Del Prete, dell’esecutivo nazionale – i sindacati confederali accettano una delle richieste dell’USB al tavolo contrattuale, dopo aver preteso per mesi che il bonus fosse oggetto di contrattazione d’istituto,  quindi riservato a pochi, confermando che la campagna sul bonus di USB “a tutti o non lo vogliamo” non solo fosse giusta, ma che la gestione dello stesso da parte dei presidi sia stata molto spesso ai limiti del clientelismo”.

Resta il fatto che la chiusura del contratto non sarà per niente semplice non fosse altro per il fatto che i problemi accumulatisi in 10 anni di non-contratti non si potranno certamente risolvere in pochi giorni.
I sindacati, per esempio, sperano che il contratto possa cancellare definitivamente le norme del decreto Brunetta del 2009 comprese quelle sui limiti della contrattazione di istituto. Ma superare le proverbiali resistenze del Dipartimento della Funzione Pubblica non sarà affatto semplice.