Contratto e Costituzione

La Costituzione è la “maxima lex “, il punto di riferimento di qualunque altro disposto legislativo. E’ la cornice, il fondamento che ha definito la nostra Repubblica Parlamentare.
Bene partirò da questa per il mio ragionamento.
“I sindacati… possono stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce” (art 39 comma 4).
In modo inequivocabile è stabilito che un contratto “costituzionale” deve prevedere una serie di benefici, obblighi e altro ancora che coinvolgetutti i lavoratori.
E giungiamo noi. Sul contratto si sta dicendo di tutto, spesso quello che è dichiarato la sera è smentito poi la mattina seguente. Sicuramente il quadro economico (il Pil praticamente ha un valore da prefisso telefonico o quasi )  non consentirà di arrivare alla cifra stimata dai sindacati (7 miliardi di euro) per coprire la vacanza contrattuale che ormai dura da sette anni. Quello che però lascia perplessi è l’orientamento del governo: gli aumenti riguarderanno solo i meritevoli ( versione A ), oppure solo chi è sotto un certo reddito imponibile annuo lordo (versione B). E’ difficile pensare che questo orientamento, se sarà adottato ufficialmente dal governo, sia rispettoso della Carta Costituzionale.
Purtroppo le premesse all’apertura delle trattative non sono rassicuranti. Non è un’impressione, ma il mio timore si basa sul comportamento del governo nell’ultimo anno. Questo ha di fatto ignorato la sentenza della Corte Costituzionale( 24 giugno 2015 ), regalandosi un altro anno di vacanza contrattuale. Brevemente cosa ha scritto la massima Corte?  Ha ribadito che ”Il blocco delle retribuzioni sarebbe legittimo,in quanto circoscritto ad un periodo contenuto, in concomitanza con una situazione eccezionale di emergenza economica e finanziaria, e risponderebbe all’obiettivo di rispettare l’equilibrio di bilancio (art. 81 Cost.) adottando politiche proiettate in un periodo che necessariamente travalica l’anno” . E ancora” la sospensione della contrattazione collettiva determina una interruzione delle procedure negoziali che si propongono di garantire la proporzionalità tra il lavoro prestato e la retribuzione dovuta”, contravvenendo di fatto a quanto previsto dall’art. 36 comma 4. Pertanto  la Corte Costituzionale “dichiaral’illegittimità costituzionalesopravvenuta, a decorrere dal giorno successivo alla pubblicazione di questa sentenza nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica nei termini indicati in motivazione,del regime di sospensione della contrattazione collettiva
Sono consapevole di essere sceso nel tecnico, ma è mia convinzione che l’antidoto alla  manipolazione dell’informazione è la lettura delle fonti, l’accertamento dei fatti.
E purtroppo questi non fanno ben sperare per un “Contratto Costituzionale”!
Il Ministro Madia, comunque apre alla possibilità di ampliare la platea dei fortunati, legandola però solo al miglioramento dell’andamento economico. Ma è solo fumo negli occhi!  Sembra difficile questo scenario!  L’Italia è ferma e lo sarà ancora per molto tempo. Ha scritto A. Bagnai che per tornare nel 2022 al benessere antecedente al 2007, occorrerà registrare un Pil di molto superiore all’ 1%. E mi sembra che gli ultimi dati siano molto lontani da questa previsione. Quindi non facciamoci illusioni.

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