“Arriva la primavera e, come ogni anno, arriva la Nota del Ministero sui contributi volontari delle famiglie alle scuole. Peccato che, mentre la Primavera è dolce e gentile, questa volta nella Nota c’è proprio una aggressione ai dirigenti scolastici” scrive Disal in un comunicato stampa dell’11/3/2013.
Un po’ più soft è la nota dell’Anp del 9/3/2013, ma sempre dello stesso tenore: “Registriamo, con disappunto, un ulteriore intervento ministeriale sulla questione dei contributi volontari. Questi interventi sono ormai diventati ricorrenti, quasi sempre in coincidenza con le iscrizioni degli studenti e con le lagnanze che rimbalzano sui siti Internet relativamente ad abusi veri o presunti”. L’effetto è una ingiusta “colpevolizzazione dei dirigenti scolastici” alle prese con bilanci sempre più esigui e assegnazioni per il funzionamento crollate negli ultimi 5 anni a meno di un quinto.
Le due Associazioni di dirigenti trascurano però di prendere in considerazione il fatto che prima della “ricorrente” Nota ministeriale, e prima della “gentile primavera”, arriva una raffica, a volte brutale, di bollettini da parte delle scuole con richieste sempre più alte di contributi scolastici. Trascurano inoltre le periodiche ondate di proteste a mezzo stampa con segnalazioni di abusi, e con qualche gran brutta figura (per non dire altro, che pure è stato scritto sui giornali) da parte di qualche dirigente scolastico, la cui intransigenza ha certamente provocato un danno di immagine all’amministrazione in generale.
La Nota Miur del 7/3/2013 non ha fatto altro che partire dalla constatazione delle “numerose segnalazioni di irregolarità ed abusi nella richiesta dei contributi scolastici” per ribadire i soliti tre punti che dovrebbero essere chiari a tutti: 1) la volontarietà dei contributi scolastici; 2) la trasparente gestione e rendicontazione; 3) il clima di fiducia e di collaborazione da instaurare con le famiglie.
Specialmente in questi tempi di crisi, le famiglie fanno fatica a sborsare somme non da poco per l’istruzione “obbligatoria”. A sentirsi penalizzati sono soprattutto quei genitori che hanno più di un figlio in età scolare e un solo reddito familiare, per i quali raramente i Consigli di Istituto hanno la sensibilità e il buonsenso di deliberare quote differenziate e più basse.
Del resto, la stragrande maggioranza delle famiglie è ben disposta a collaborare finanziariamente con la scuola frequentata dai figli, ma giustamente si vuole una corretta informazione e una doverosa rendicontazione. Quante scuole lo fanno?
Invece di mettere maldestramente in mano all’utente il nudo bollettino con i soldi richiesti, si potrebbe consegnare un depliant graficamente accattivante del tipo “Ecco come abbiamo utilizzato le somme versate lo scorso anno. Abbiamo organizzato la tale attività, abbiamo comprato i seguenti beni strumentali, abbiamo arricchito il laboratorio, la biblioteca. Abbiamo pagato il viaggio di istruzione a tot alunni in difficoltà economiche. Senza il vostro sostegno non avremmo potuto fare tutto ciò. Grazie per la proficua collaborazione nell’interesse dei vostri figli e della scuola che avete scelto”.
Già la Nota ministeriale n.312 dello scorso anno sottolineava la necessità di assicurare “una rendicontazione chiara ed esaustiva della gestione dei contributi, dalla quale risulti come sono state effettivamente spese le somme e quali benefici ne ha ricavato la comunità scolastica”. Purtroppo fa più notizia il comportamento di chi minaccia e pretende, rispetto a chi si adopera per creare un clima di fattiva collaborazione attraverso una efficace comunicazione.
Le Associazioni di dirigenti scolastici, invece di prendersela col Ministero, che ha fatto il suo dovere istituzionale di richiamare i doveri delle scuole autonome, dovrebbero piuttosto diramare delle lettere ai propri iscritti invitandoli alla cautela, per evitare il ripetersi di casi come quelli più volte segnalati dalle Associazioni di studenti e di consumatori, che suscitano indignazione e ribellione. Tutto il contrario di quello che bisogna saper fare.