Contributi genitori, Gelmini dà la colpa ai presidi. Subito polemiche
Le polemiche in seno alla scuola pubblica non risparmiano la “voce” genitori. Dopo il caso della scuola primaria Roberto D’Azeglio di Torino – dove la preside ha chiesto ad ogni famiglia 50 euro per garantire il funzionamento della scuola – stavolta vengono tirati per la giacca anche dal ministro Gelmini, che ribadisce la sua contrarietà, in un intervista ad un quotidiano nazionale, “ai contributi chiesti ai genitori per le spese di funzionamento delle scuole. Oggi i soldi ci sono e chi se li fa dare dalle famiglie lo fa per attaccare il Governo“. Il Ministro sostiene che nell’ultimo biennio di vita del Governo Prodi, il 2007-2008, a seguito dell’applicazione della clausola di salvaguardia, scattata per il mancato raggiungimento dei risparmi, “furono tagliati circa 200 milioni dal fondo di funzionamento. Anche se resto dell’idea che i soldi ai genitori non si devono chiedere – ha sottolineato Gelmini – in quel periodo i contributi ai genitori avevano comunque un senso“. Mentre oggi “i soldi al fondo di funzionamento sono aumentati di 200 milioni di euro perché abbiamo risparmiato sulla voce pulizia”. Non è giustificabile, quindi, rivolgendosi in particolare ai dirigenti che operano in questo senso, continuare a chiedere contributi.
Rimane un dato di fatto che, però, sono tantissime le scuole che continuano a chiedere finanziamenti alle famiglie, oltre che a cercare di ricavare fondi attraverso progetti e iniziative spesso non prettamente scolastiche. Se non ci fosse carenza di fondi, viene da chiedersi, perché tanto fervore adoperarsi per racimolare un po’ di soldi?
A chiederselo è anche Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, che accosta polemicamente Gelmini a “Biancaneve. Tutti saremmo contrari, e anche noi lo siamo, – sostiene il sindacalista – ma se denari e fondi non ci sono perché lei stessa e Tremonti li hanno tagliati, come fanno le scuole a sopravvivere?”. Per la Flc-Cgil chiedere soldi è, piuttosto, solo una conseguenza delle privazioni a cui ancora oggi le scuola sono sottoposte: dalla incompleta assegnazione dei fondi per il pagamento delle supplenze temporanee per il 2010 alla riduzione dei fondi destinati nel Programma annuale 2010 al funzionamento amministrativo e didattico. Non si risparmiano critiche nemmeno all’operazione del “cedolino unico”, poiché le scuole sarebbero state “private di una fonte di liquidità indispensabile (oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro) costituita dai fondi contrattuali”. Per non parlare della mai avvenuta “restituzione di una enorme quantità di soldi (oltre un miliardo di euro) anticipati per far fronte alle spese obbligatorie che il Miur continua a non volere restituire”. Pantaleo termina il suo j’accuse ricordando che da alcuni mesi “le scuole cominciano a essere chiamate in giudizio per il pagamento di quanto dovuto ai lavoratori per le ore eccedenti e per le funzioni superiori svolte dai docenti che il Miur continua a non finanziare”.
Forti critiche arrivano anche da Piero Fassino, candidato sindaco a Torino per il centrosinistra, secondo cui “il ministro Gelmini ha un’informazione sommaria sulla effettiva condizione delle scuole italiane: il ricorso al contributo volontario dei genitori non è l’eccezione di una scuola torinese, ma ormai la norma nella grande maggioranza degli istituti scolastici a cui i tagli del Governo sottraggono sempre più spesso le risorse anche per il minimo funzionamento quotidiano“.