Categorie: Attualità

Contributo volontario od obbligatorio? I presidi sollecitano le famiglie che non pagano

Si torna in classe e alcuni dirigenti scolastici, a corto di fondi, tornano a fare pressioni alle famiglie perché versino il contributo volontario.

A volte lo fanno con tale insistenza che l’atto anzichè spontaneo diventa indotta. Fino a trasformarsi quasi in una pretesa.

Una delle prime notizie di questo tenore arriva da Torino, dove alcune famiglie con figli iscritti allo storico liceo D’Azeglio di Torino si sono viste recapitare un sollecito per non avere ancora versato il contributo volontario.

Il caso si trasforma presto in una querelle quasi nazionale. Anche perché anche altri istituti hanno adottato la stessa procedura.

“Questo ovviamente non può essere tollerato e in questo senso iniziative come quella del liceo di Torino non possono che essere censurate senza ambiguità. Sarà nostra cura segnalare il caso al Miur”, tuona l’onorevole Giovanni Paglia, capogruppo in Commissione Finanze della Camera.

 

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Siamo dinanzi, continua il deputato, ad “un atto illegittimo e illegale, che viola platealmente tutte le circolari ministeriali, ma che deve paradossalmente essere apprezzato, perché rivela ancora una volta lo stato in cui è ridotta la scuola pubblica grazie alle ultime riforme, a partire da quella voluta dal Pd”.

La dirigente scolastica del liceo torinese si difende, ricordando che i fondi del Miur “non bastano a nemmeno a tenere pulito l’edificio”.

E che il contributo non viene chiesto “alle famiglie con i redditi sotto una determinata soglia”.

Fatto sta che, soglia o non soglia, non si può obbligare una famiglia a pagare una somma facoltativa. A meno che non gli si cambi nome: chiamiamolo contributo obbligatorio e non se ne parli più.

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Alessandro Giuliani

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