Il 15 aprile scorso due importanti associazioni “Terre des Hommes” e “Cismai”, che collaborano con l’Autorità Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, hanno pubblicato la seconda indagine nazionale sulla situazione dei maltrattamenti ai minori, che permette di cogliere quanto la situazione sanitaria emergenziale e le chiusure prolungate per il lockdown stiano peggiorando la situazione esistenziale di molte famiglie, con ricadute pesanti sui minori.
Dall’indagine si coglie che 402 mila bambini attualmente sono in carico ai servizi sociali e di questi ben 77.493 sono stati vittime di maltrattamento in famiglia dal luglio del 2019 a marzo del 2020.
I maltrattamenti maggioritari registrati riguardano: mancanza di cure, violenza o maltrattamento psicologico; maltrattamento fisico nel 9% dei casi e l’abuso sessuale per il 3%.
I lockdown hanno fatto peggiorare i dati e dall’1 aprile 2020 si è registrato un notevole innalzamento del numero dei maltrattamenti con un 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, con il conseguente aumento delle vittime che hanno chiesto aiuto (59% in più rispetto all’anno precedente).
Le considerazioni delle due associazioni, che hanno registrato e pubblicato questi dati, riguardano l’effetto che le «chiusure scolastiche in corso e le restrizioni di movimento, hanno lasciato molti bambini bloccati in casa alla mercè di soggetti abusanti sempre più frustrati».
Questi dati spingono i presidenti delle due associazioni a dichiarare come “L’infanzia deve tornare ad essere una priorità delle agende politiche per garantire diritti, protezione e cura a tutti i bambini, specialmente ai più fragili. Ne va del benessere, della cura e dei diritti dei nostri bambini e delle nostre bambine e quindi anche del futuro del nostro Paese”.
“Nuove povertà esistenziali che non devono essere intese come conseguenza di disagio economico come si credeva negli anni ’60, ma come ci ha ammonito il premio Nobel per l’economia Amartya Kumar SEN “la disuguaglianza non consiste solo nella disparità di reddito, ma soprattutto nella disuguaglianza di opportunità, di possibilità di scelta, di libertà individuali”.
Queste nuove povertà educative, che, purtroppo interessano il 12% dei nostri ragazzi, secondo la neuroscienziata Daniela Lucangeli nascono dalla mancanza di relazioni, necessarie e indispensabili alla nostra specie che si nutre di socialità. È l’altro, la comunità, la scuola ad aiutare il nostro potenziale universale biologico a svilupparsi in modo equilibrato nella sua dimensione cognitiva, emotiva, comportamentale.
La drammaticità di questi dati e le riflessioni conseguenti devono spingere e sollecitare la realizzazione del Sistema Formativo Integrato pensato con il Decreto legislativo 65 del 2017 nella sua dimensione normativa e adessoricco anche delle Linee pedagogiche per il sistema integrato “zerosei”, elaborate dalla Commissione Ministeriale presieduta da Giancarlo Cerini che diventano anche il suo testamento morale e pedagogico della sua brillante professione tutta tesa a migliorare la mission della scuola in funzione del benessere delle bambine e dei bambini.
Un sistema educativo integrato capace di dare respiro educativo alle esperienze diversificate dei nidi, micronidi, dei servizi per l’infanzia, delle sezioni primavera, delle scuole dell’Infanzia è la strada maestra per creare comunità solidali, giuste ed eque, attente all’educazione dell’infanzia, impegnate a promuovere il dialogo e la coesione sociale.
Le Linee pedagogiche sottolineano come uno sviluppo “ecologico”, equilibrato, delle bambine e dei bambine non deve essere solo una questione privata, della famiglia, ma deve essere considerato anche una sfida che impegna tutta la società, in un intreccio che coniuga le responsabilità dei genitori con le responsabilità della comunità, affinché ciascun bambino, a prescindere dal contesto sociale e culturale di origine e dalle proprie caratteristiche, possa beneficiare delle migliori condizioni di vita.
La costruzione di questo ecosistema formativo è parte centrale, importante e nuovo delle Linee Programmatiche che il Ministro Bianchi ha presentato al Parlamento nella audizione del 4 maggio nelle quali è sottolineato come sia indicatore di qualità e di civiltà investire sul sistema integrato 0-6 per garantite pari opportunità, per sviluppare potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, in un adeguato contesto affettivo, ludico e cognitivo, per produrre effetti positivi sui risultati negli apprendimenti, contrastare l’insuccesso scolastico, incidere sulle condizioni di povertà materiale ed educativa.
Il sistema educativo integrato e le Linee Guida permettono a tutti i servizi per l’infanzia di uscire da una dimensione assistenziale, spesso funzionali alle esigenze lavorative delle famiglie, per divenire essenziali per fornire le basi per l’apprendimento permanente e lo sviluppo dei bambini.
Investire nell’educazione fin dai primi anni di vita deve rappresentare un “bene comune”, in quanto mostra la vitalità di un Paese e costituisce un indicatore di successo scolastico che è una variabile strategica per incrementare i livelli culturali e di istruzione della popolazione.
È necessario, quindi, che i servizi per l’infanzia siano riconosciuti come un diritto del bambino e un bene comune per la collettività e di conseguenza lavorare per la loro estensione e fruibilità e per la loro “qualità”.
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