Categorie: Riforme

Contro i tagli l’opposizione si ricompatta, i sindacati no

Con l’inizio dell’anno scolastico la scuola entra di diritto tra gli argomenti politici di primo piano: di fronte alla raffica di provvedimenti presi durante l’estate dal Governo, su tutti i tagli e il ripristino del maestro unico, quasi tutti tra l’altro in attesa di essere approvati definitivamente dalle Camere, sinora l’opposizione si era limitata a fornire tiepide contestazioni. Nei giorni scorsi abbiamo però assistito ad un cambiamento della strategia, soprattutto per ad opera del Partito democratico che prima ha deciso di affrontare con forza il tema istruzione facendo scendere in campo i suoi massimi vertici; poi ha annunciato tre giorni di mobilitazione in tutte le città per “salvare la scuola pubblica“. La protesta si svolgerà da venerdì 26 a lunedì 29 settembre.
La politica scolastica disegnata dal governo – ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni durante una conferenza a Roma – è solo la conseguenza dei tagli, caratterizzata da un’improvvisazione totale ed avrà conseguenze drammatiche”. Veltroni sostiene che le decisioni prese dal governo avranno conseguenze devastanti per la scuola: “Ci sarà la sostanziale conclusione del tempo pieno, con un aggravio sulle famiglie che già non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese – ha detto il leader dell’opposizione – basti pensare che le misure annunciate dal ministro Gelmini porteranno alla chiusura di tante scuole soprattutto nei piccoli centri e a un aumento dei bambini nelle classi, la crescita dell´abbandono scolastico e la riduzione degli insegnanti di sostegno. È la dimostrazione di un´improvvisazione totale – ha concluso il segretario del Pd – è nella scuola che si gioca il futuro dell´Italia ed è proprio lì che il governo opera i tagli maggiori”.
Al fianco di Veltroni c’era l’ex Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, secondo cui la riforma della scuola avviata dal Governo rischia fortemente di “tagliare il futuro dei nostri figli: la scuola italiana – ha spiegato Fioroni – ha bisogno di tutto meno che dell’ennesima riforma. Non se ne avverte davvero la necessità. In primo luogo, riforma è un termine impegnativo, per riformare occorre la voglia di guardare avanti e qui purtroppo si sta guardando indietro. In secondo luogo, la riforma prevede un progetto di educazione e di scuola, ma in questo caso è la risultante dei tagli del ministro Tremonti. E tagliare il futuro dei nostri figli – ha concluso l’ex Ministro – è una strana riforma“.
A fianco del Pd, nella dura contestazione ai cambiamenti sulla scuola, potrebbe ritrovarsi gran parte dell’opposizione politica (non ancora del tutto riamalgamata dopo la perdita delle elezioni). L’Italia dei valori non si è fatta attendere: “Era ora – ha dichiarato il leader Antonio Di Pietro – ora il Pd batte un colpo e nella piazza, con la quale vuole riconciliarsi, troverà l´Idv ad aspettarlo”.
Sui problemi della scuola è voluto intervenire anche l’ex segretario dei Ds Massimo D’Alema: il maestro unico ed il voto in condotta sono “un passo indietro molto grave” ha detto l’ex premier. D’Alema ha anche detto che finora le critiche a queste proposte sono state troppo poche. “Invece dovremmo spiegarlo molto bene e farlo capire ai cittadini con maggiore chiarezza questa proposta per il pericolo che comporta, perchè disarma la scuola di uno dei suoi capisaldi rispetto alle sfide poste dalla società moderna. Quando introdurremo le bacchettate, vuol dire che siamo già tornati agli anni Cinquanta“.
Concetti espressi anche da Francesco Rutelli, presidente del Copasir ed esponente del Pd, per il quale quella attuata da Gelmini è “una riforma sbagliata, un impoverimento, un attacco alla scuola pubblica“. Secondo Rutelli i bambini “hanno bisogno di trovarsi davanti persone, professionalità, sensibilità diverse“, mentre invece oggi si assiste al “tentativo di mascherare con una riforma sbagliata la volontà di liquidare decine di migliaia di maestri“.
Contemporaneamente, assieme ai vertici dell’opposizione, sono scesi in campo anche i massimi esponenti sindacali. Le critiche più forti sono state pronunciate da Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, per il quale quella del sistema scolastico è “forse la più grave delle scelte fatte finora dal Governo“. Secondo Epifani le famiglie si ritroveranno con “un’offerta che si riduce e meno insegnanti. La scuola non può vivere in logiche solo quantitative – ha detto il leader della Cigl – e dove la qualità non conta mai. Il problema è dove vengono messi gli insegnanti, il problema è la qualità“. Sarà una partita “tesa“, prevede Epifani, quella che si svolgerà tra Governo e Cgil sul tema della scuola. Il segretario ha anche sottolineato che il sindacato non si limiterà a dire no ai decreti sull’istruzione: al pari di altre materie ritenute fondamentali per i cittadini, come fisco e pensioni, la Cgil ha chiesto un repentino cambiamento di rotta politica al Governo. Altrimenti “noi assumeremo iniziative: penso – ha concluso il rappresentante della Cgil – che se il Governo non mette in campo una risposta su fisco, sulle famiglie, sui pensionati e sulla scuola, bisogna dirgli che deve cambiare politica e noi faremo delle iniziative per questo“.
Intanto però, mentre i Confederali di comparto attendono l’esito dei tavoli tecnici al Ministero, le rappresentanze sindacali e le associazioni si presentano ai lavoratori e all’opinione pubblica con un programma di scioperi (a dir poco spezzettato) che rischia di smembrare la protesta: il 19 settembre la Cub ha proclamato lo sciopero dei precari della pubblica amministrazione; il 2 ottobre scenderanno in piazza gli specializzandi dell’Anief; il 3 si ferma l’Unicobas; il 16 ottobre tocca alla Gilda degli insegnanti; il giorno dopo ai Cobas. Speriamo di non averne dimenticato nessuno…
 
Alessandro Giuliani

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Alessandro Giuliani

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