Contro l’aumento del fenomeno del bullismo, anche fra i giovanissimi, è indispensabile la presenza dello psicologo a scuola. È il messaggio lanciato dall’ordine degli psicologi della Sardegna dopo l’ultimo fatto eclatante registrato a Nuoro, dove una ragazzina di 12 anni è caduta nella rete di decine di bulli che l’hanno perseguitata per quasi un anno, “Porti iella”, le dicevano incontrandola.
“L’aumento di preoccupanti episodi di comportamenti persecutori condivisi ed estesi, come dimostra la recente vicenda di Nuoro, richiede – spiega la presidente dell’Ordine – un’azione coordinata e di tipo nuovo, anche rispetto agli interventi, certo importanti, fin qui avviati”. “Riteniamo – ed è questa la proposta – che sia indispensabile cominciare a pensare allo psicologo nella scuola come ad una figura professionale stabile e necessaria nella quotidianità, anche nella scuola primaria. In Sardegna si stanno facendo grandi passi, ma occorre che lo Stato faccia la sua parte e dia stabilità a questo percorso”.
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Due elementi di novità: secondo l’Ordine si sta abbassando l’età delle vittime e dei bulli. E l’attacco, spesso, usa gli strumenti del web, in primo luogo i social. “Ci auguriamo che possa essere avviato rapidamente un percorso a livello nazionale che rinforzi le azioni già in atto in Sardegna con l’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, che preveda la presenza dello psicologo a scuola per promuovere il benessere e contrastare il bullismo, così come si sta facendo per il contrasto alla dispersione scolastica nel piano triennale previsto dal progetto Iscol@”.
Che potrebbe essere una soluzione contro il bullismo, ma, ci chiediamo, dove troverebbe lo stato i fondi necessari per pagare un professionista che curi non solo il bullismo ma anche il nihilismo che sta infettando le giovani generazioni? Da altre parti è pure richiesto il medico generico, in quelle scuole soprattutto (si pensi ai polivalenti con diversi indirizzi e ordini di studi) dove centinaia di ragazzi, coi loro docenti e il personale, giornalmente si incrociano, componendo veri e propri villaggi dell’istruzione e dove non rari sono gli incidenti con quei malori che colpiscono i ragazze e ragazzi in età evolutiva.
E se lo stato non trova i soldi per il cosiddetto “ordinario”, può trovarli mai per quello che è considerato “straordinario”?
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