Contro l’obbligo vaccinale a scuola

Il governo Renzi (di cui Gentiloni è un epifenomeno) dopo la “chiamata diretta” (la scuola come struttura verticistica con un uomo solo al comando) sforna ora un “obbligo vaccinale” da Stato terapeutico illiberale e che esprime una mentalità fascista.

Una precisazione preliminare di carattere logico: se ammettiamo che i vaccini siano efficaci, i genitori che hanno figli vaccinati non dovrebbero preoccuparsi di nulla in quanto i loro figli non dovrebbero poter contrarre nessuna delle malattie per le quali sono vaccinati; se invece i vaccini sono inefficaci, allora è inutile imporre l’obbligatorietà dei vaccini. Questa è anche la logica di quei tanti paesi civili (come Austria, Danimarca, Svezia, Olanda) che non impongono alcun obbligo vaccinale.

Lo Stato non deve toccare i corpi dei cittadini con trattamenti sanitari non richiesti e non voluti, neppure spacciando tali interventi come “salutari” e “convenienti” per l’interessato. Il paternalismo medico di Stato è deleterio per la libertà dei cittadini e le peggiori nefandezze della storia sono state commesse dallo Stato in nome della tutela della salute collettiva e individuale (penso agli esperimenti dei medici durante il Terzo Reich).

Il calo della copertura vaccinale di cui parla la Lorenzin non danneggia in alcun modo la massa della popolazione vaccinata (se ammettiamo l’efficacia dei vaccini); senza poi dire che si parla di epidemie di morbillo rappresentando tale malattia come la peste nera quando tutti sanno che un tempo era considerato del tutto normale che dei bambini contraessero (e superassero senza problemi) tale malattia.

Fantomatiche epidemie e veri o presunti pericoli per la sicurezza sono gli strumenti che alimentano enormi profitti, compresi quelli del medical industrial complex, e che vengono utilizzati dagli Stati per sopprimere le libertà senza che i cittadini possano esprimere alcuna forma di dissenso.

Oggi, con un provvedimento liberticida, la Lorenzin “in nome della salute” vuole impedire a dei cittadini italiani (che con le loro tasse hanno pagato nel tempo le scuole italiane e oggi si ritrovano anche a pagare lo stipendio della Lorenzin) di fruire del sistema di istruzione pubblico: un fatto di una gravità inaudita, e non solo per quei genitori che decidono di non vaccinare i propri figli, ma per tutti i cittadini, nessuno escluso.

Senza voler approfondire in questa sede i principi costituzionali della questione, diciamo che è lo stesso principio personalista, che caratterizza la Costituzione e che, per usare le parole di Valerio Onida, «esprime soprattutto una priorità di valore: non la persona è per lo Stato (o per la nazione, o per qualche altra entità collettiva), ma lo Stato è per la persona», a impedire ogni strumentalizzazione della persona umana per finalità eteronome e assorbenti, fossero anche il benessere e l’ordine sociale: la persona è un valore etico in sé, è un fine e non un mezzo dell’azione dei pubblici poteri. Se dimentichiamo tale principio apriamo la strada allo Stato terapeutico illiberale.

La Scuola pubblica italiana dovrebbe avere il coraggio di dissentire dalla Lorenzin e di non applicare il suo decreto, ricordando il coraggio di quei docenti che in tempi difficili rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. 

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