L’Associazione nazionale presidi non ha dubbi su come si debba e si possa superare i problemi legati alla dispersione scolastica.
Secondo l’associazione presieduta da Antonello Giannelli “la scuola equa si costruisce rinnovando la didattica” ed è proprio così che si intitola un documento programmatico approvato ne giorni scorsi dal Consiglio nazionale.
Secondo l’ANP il periodo post-emergenziale impone a tutti una riflessione seria sul tema della dispersione scolastica, sia nella sua forma esplicita, sia in quella implicita.
“La nostra scuola – si legge nel documento – troppo spesso si ritrova a prendere atto delle deleterie ricadute di tale fenomeno sul percorso di vita del singolo individuo e sulla sua comunità di appartenenza, spesso ingigantite da inique condizioni di accesso. Uno studente disperso è un cittadino incompiuto che, peraltro, costituisce un costo insostenibile per un paese maturo. Il periodo della pandemia ha solo ingigantito le dimensioni di una tendenza che purtroppo, da decenni, continua a minare il senso del nostro sistema di istruzione e formazione, non più idoneo a sostenere le necessità educative e formative delle nuove generazioni, specie delle loro componenti più fragili. La scuola rischia di rivelarsi, suo malgrado, un luogo in cui si coltivano e si rafforzano le condizioni per consolidare equilibri sociali iniqui”.
Come fare però per garantire al maggior numero possibile di studenti una formazione adeguata?
L’Anp risponde: “E’ fondamentale che i docenti riescano a rimpiazzare il pungolo del voto negativo e della bocciatura, tipici di una scuola del passato e selettiva, non più in linea con le esigenze sociali di oggi, con quello della motivazione ad apprendere. È urgente, quindi, avviare un profondo rinnovamento della didattica, ancora oggi tendenzialmente cristallizzata nella prassi trasmissiva e in forme di valutazione sommativa”.
Ma, ovviamente, per raggiungere questi obiettivi non basta la buona volontà dei docenti e delle istituzioni scolastiche.
“Questa prospettiva – si legge ancora nel documento – presuppone che il decisore politico dimostri di avere il coraggio delle riforme vere e decida di incidere con nettezza su dinamiche sclerotizzate, a cominciare dalle modalità di selezione e di formazione del personale scolastico”.
Non mancano le proposte concrete: “Per formare i docenti servono non solo idee nuove ma anche risorse specifiche che è irragionevole individuare sottraendole proprio alla scuola che, attraverso la formazione degli insegnanti, si vorrebbe migliorare. La scuola deve essere vista come un settore su cui investire sempre più risorse e non come una spesa da tagliare: un decisore politico che contraddicesse questo principio sarebbe affetto da una miopia oggettivamente incompatibile con il ruolo di promotore del sistema paese”.