L’episodio di violenza che ha coinvolto una ragazzina di 12 anni che ha accoltellato e ferito un suo compagno ha dato al ministro Valditara l’occasione di tornare ancora una volta su un tema a lui caro: “Dobbiamo dire basta a questo diffondersi della violenza fra i giovani. Abbiamo approvato nuove norme sulla condotta. Quest’anno entreranno in vigore. Vogliamo ripristinare l’autorità dei docenti nelle classi”.
Abbiamo chiesto un parere a Mario Rusconi, presidente dell’ANP Roma e attento conoscitore del mondo giovanile.
Ci dobbiamo chiedere innanzitutto – sostiene Rusconi – qual è il ruolo della famiglia qual è il ruolo della scuola e qual è il ruolo della politica. A proposito del ruolo della famiglia va detto che non dipende dalla scuola formare i genitori; troppe volte abbiamo provato a fare formazione ai genitori su queste tematiche, ma normalmente le riunioni vanno deserte”.
Parliamo allora del ruolo della scuola
La scuola interviene spessissimo su questioni relative a queste problematiche, per esempio spesso viene chiamata la polizia postale per cercare di far capire ai ragazzi i danni che può provocare l’uso sconclusionato dei social come inviare fotografie o anche insulti; da questo punto di vista mi sembra che la scuola ce la stia mettendo tutta
Ci sono quindi responsabilità della politica?
Direi proprio di sì: fino a 20-30 anni fa esistevano delle istituzioni aggreganti dei giovani come gli oratori che adesso sono quasi deserti, tranne qualche meritoria eccezione. E poi c’erano le sezioni di partito, ormai inesistenti o frequentate da anziani.
La politica dovrebbe porsi il problema di come creare dei centri di aggregazione; penso a quei centri di aggregazione che io deploro (i centri sociali) in cui da parte di chi li organizza c’è una indubbia capacità di intervenire sui giovani naturalmente dando una serie di suggestioni a mio parere estremamente negative.
Lei cosa proporrebbe?
Dovremmo avere il coraggio di chiedere alla politica che i centri di aggregazione vengano ripensati; penso a centri che stiano all’interno delle scuole facendo sì che gli come edifici vengano utilizzati anche di pomeriggio. Non dimentichiamo la famosa frase di Codignola che diceva: “Sarò felice quando vedrò le luci accese nelle scuole anche di sera tardi”. Ci vogliono luoghi di aggregazione che consentano la promozione di iniziative affidate anche al volontariato o a cooperative di giovani per fornire ai giovani indicazioni e opportunità culturali, artistiche, sportive, musicali. Penso che proposte di questo genere potrebbe servire a impedire o almeno a contenere le devianze giovanili che stanno sempre aumentando e che sicuramente costituiscono un grave problema sociale
Fin qui, Rusconi. Da parte nostra osserviamo, in merito alle parole del Ministro, che molto spesso ci troviamo di fronte ad episodi di violenza che si verificano fuori della scuola e quindi diventa difficile intervenire usando il voto di condotta o, nei casi più gravi, la bocciatura.
Il Ministro ha anche aggiunto che per contenere questi episodi bisognerebbe vietare l’uso dei social ai ragazzi e alle ragazze con meno di 15 anni: l’intento è assolutamente nobile, ma risulta difficile capire come, concretamente, si possa adottare una misura del genere.
Il nodo di tutta vicenda ci sembra quello che più volte abbiamo avuto modo di sottolineare: il tema della violenza giovanile (bullismo e cyberbullismo compresi) è molto complesso, in esso si intrecciano ragioni psicologiche, sociali, culturali e necessità di risposte altrettanto complesse e articolate. Usare la “clava” del voto di condotta e della bocciatura ci sembra una soluzione troppo semplice e poco efficace.
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