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Contro la violenza nella scuola non si fa nulla: solo parole, indignazione e “pedagogismo”

La denuncia parte dal Comitato Scuola Bene Comune. Il fenomeno sta aumentando con la scuola in presenza e quello che si conosce è solo la punta di un iceberg. Si sta ritornando in queste prime settimane del nuovo anno scolastico ai livelli del 2018. Noi siamo per la denuncia di ogni episodio di violenza nelle scuole, nulla deve essere tenuto nascosto o tollerato. Bisogna reagire, il problema è che nel passato e nel presente non si è fatto e non si fa nulla.

Come SBC da anni abbiamo presentato delle proposte ai partiti di governo e di opposizione e le abbiamo riproposte ai partiti in campagna elettorale, affinché finalmente si faccia qualcosa, si dia un segnale. Invece ad ogni episodio che arriva, quando arriva, all’onore della cronaca si fa molto pedagogismo, molto psicologismo, molto sociologismo, interviene il Ministro di turno, si usano molte parole ma di concreto non si è fatto e non si fa ancora nulla, qui è come nella canzone di Don Raffaele di Fabrizio De André, la gente si indigna ma poi non fa niente. 

La verità è che le generazioni precedenti hanno molti sensi di colpa rispetto ai figli e ai figli dei figli e questo certo non ci vuole la psicoanalisi per capirlo. Hanno molto da farsi perdonare, a partire dalla loro assenza. Il patto tra genitori ed educatori, che prima funzionava, si è rotto da anni, i genitori sono alla continua ricerca di un “consenso compensativo”  nei confronti dei loro figli e diventano gli avvocati dei figli che vanno difesi e giustificati comunque, passando a volte dalle parole ai fatti contro gli insegnanti. Non sono rari gli episodi di violenza di uno studente contro un insegnante a cui segue un episodio di violenza del genitore dello studente, il tutto consumato all’interno dell’edificio scolastico senza che docente e DS denuncino l’accaduto all’autorità giudiziaria.

Libero Tassella SBC

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