Categorie: Riforme

Contro tagli e decreti migliaia di studenti scendono in piazza

Hanno sfilato in decine di migliaia, per gli organizzatori addirittura in mezzo milione, sparsi in cento ed oltre città italiane, per dire no ai tagli di quasi otto miliardi di euro in tre anni all’istruzione, all’abbattimento di 140 mila lavoratori della scuola, il ritorno del maestro unico e del voto in condotta, l’abbassamento dell’obbligo scolastico a 14 anni e i finanziamenti agli istituti privati.

Quella del 10 ottobre è stata una mobilitazione studentesca che – organizzata dall’Unione degli studenti, dalla Rete degli studenti e dall’Unione degli universitari – ha fatto tanto ‘rumore’ mediatico. E il fatto che il Ministro Gelmini non abbia potuto o voluto incontrare una loro delegazione composta da cinque rappresentanti non ha cambiato lo stato dello cose. Ovvero quello che il Ministero dell’Istruzione ed il Governo non se la dovranno vedere solo con i sindacati, ma anche che con gli studenti: ragazzi che hanno detto, a gran voce e con gli striscioni, che questa prima contestazione generalizzata “non è che l’inizio”.
Per farsi sentire gli studenti hanno fatto di tutto: marciato, ballato, cantato e spiegato le loro ragioni protestando attraverso microfoni e megafoni. Molti gli slogan, indirizzati principalmente al ministro dell’Istruzione. Una delegazione degli studenti ha a anche presentato ai rappresentanti del Miur la piattaforma che contiene le ragioni della protesta: un piano di investimenti straordinario per l’edilizia scolastica, una maggiore partecipazione all’interno delle scuole, la reintroduzione dell’obbligo scolastico a 16 anni, col progressivo innalzamento a 18 anni, la convocazione immediata del Forum delle associazione studentesche maggiormente rappresentative.
Nel documento studentesco c’è poi la richiesta di emanazione immediata di una circolare applicativa che impedisca l’utilizzo del voto di condotta come strumento di censura ai danni degli studenti e una legge nazionale sul diritto allo studio, che abbatta la dispersione scolastica e renda possibile accedere ai saperi su tutto il territorio nazionale.
“L’incontro – secondo Luca De Zolt, tra i coordinatori della neonata Rete degli Studenti – è stato però del tutto deludente: avevamo chiesto di vedere con il ministro Gelmini o il suo vice Piazza, ma così non è stato. La segretaria particolare del ministro ci ha però promesso che presto consegnerà la nostra piattaforma alla Gelmini e che sicuramente si svolgerà un incontro a breve”.
Dello stesso parere è l’Unione degli studenti. “Quando si fanno le riforme – ha detto Valentina Giorda, portavoce dell’Uds – bisogna ascoltare chi la scuola la vive: invece il ministero sta decidendo aspetti fondamentali della scuola: basta dire che il Forum delle associazioni, il più alto organo di rappresentanza di chi opera nella scuola e di cui facciamo parte, non viene convocato da quattro mesi”.
Mentre si svolgevano le proteste in piazza, la Confederazione degli studenti annunciava una petizione per chiedere le dimissioni del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: “da lunedì 13 ottobre raccoglieremo le firme in tutta Italia, partendo da Napoli, per una petizione con la quale chiederemo al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di rimuovere dall’incarico il ministro Gelmini”, dice Rosario Pugliese a nome della Confederazione. “Sembrava impossibile – conclude Pugliese – ma oggi rimpiangiamo il ministro Moratti perché con lei almeno si poteva dialogare”.
Ora gli studenti, hanno fatto sapere, manterranno lo stato di agitazione fino a quando non verranno convocati per avere un ruolo attivo nelle riforme del sistema d’istruzione: torneranno a manifestare già il 30 ottobre per schierarsi accanto ai sindacati di comparto in occasione dello sciopero generale della scuola. Un’altra mobilitazione nazionale è poi stata programmata per il 17 novembre, in occasione della giornata mondiale di mobilitazione studentesca indetta dal Social forum.

Manifestazioni che potranno contare anche sull’apprezzamento a livello politico. Naturalmente nell’area dell’opposizione. In particolare dal Partito democratico, secondo il cui segretario, Walter Veltroni, gli studenti”hanno detto con chiarezza cosa pensano dei provvedimenti della Gelmini”. Il leader dell’opposizione ha colto l’occasione per far sapere che questi temi saranno anche al centro della manifestazione del 25 ottobre, promossa proprio dal Pd: iniziativa che vuole essere ”una nuova occasione di lotta – ha assicurato Veltroni – contro la scuola che piace a questo governo e che non piace agli italiani”. Il Pd, ha sottolineato il segretario, “sta con questi ragazzi e con tutti i protagonisti della scuola, coi professori che lavorano seriamente per stipendi bassi rispetto a quelli di tutta Europa, coi genitori che si vedranno sottrarre il tempo pieno con ricadute pesantissime sui bilanci familiari e sulla vita quotidiana, specie delle donne, con tutti quelli che vogliono una reale innovazione della scuola”.

Alessandro Giuliani

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