I lettori ci scrivono

Controllo delle impronte digitali e riconoscimento dell’iride? Non servono

Non è la prima volta che si fanno leggi sulla pubblica amministrazione in generale, senza tener conto della specificità della scuola.

E’ il caso recente della Commissione Affari costituzionali della Camera che ha dato il via libera ai controlli su pubblici dipendendeti attraverso le impronte digitali e il riconoscimento dell’iride.

Che siano opportuni e necessari, lo rivelano gli episodi balzati agli onori delle cronache di dipendenti che strisciavano il cartellino anche per gli altri assenti che andavano al mare o in palestra o a fare la spesa. Famoso è il video del dipendente comunale sceso in mutande dal suo appartamento sopra all’ufficio comunale per marcare il cartellino e andarsene poi a dormire.

Ma si tratta spesso di dipendenti comunali o dei ministeri, al massimo degli uffici degli ex provveditorati agli studi. Ma non ho notizia di professori che lasciano la scuola e vanno a fare altro, anche perchè subito si noterebbe che gli studenti rimangono da soli. Se dovesse succedere (caso rarisssimo), il dirigente scolastico ha tutte le armi per intervenire.

Questo lo sa anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che commentando il disegno di legge dice: “Sono favorevole ai controlli digitali all’ingresso delle scuole, ma non per questioni di controllo sull’assenteismo, piuttosto per ragioni di sicurezza.Un ministero deve sapere chi c’è all’interno di un edificio di 1200 persone.”
Il ministro teme che entrino a scuola  persone estranee che si spacciano per professori? Non riesco proprio a capire.

Poiché questi sistemi di sorveglianza hanno un certo costo e non mi sembrano necessari per le scuole, non è meglio spenderli per altri problemi più urgenti, per esempio la sicurezza statica degli edifici scolastici?

Eugenio Tipaldi
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