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Contrordine compagni: la LIM non serve

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“La Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) svolge  un ruolo chiave per l’innovazione della didattica: è uno strumento “a misura di scuola” che consente di integrare le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione nella didattica in classe e in modo trasversale alle diverse discipline.L’innovazione delle pratiche educative è un processo di profonda trasformazione, per cui il docente necessita di essere sostenuto nella sua esperienza professionale.”
Quante volte, negli anni scorsi, abbiamo sentito parlare così della LIM? LIM sembrava una parola magica, una panacea che avrebbe risolto tutti i problemi didattici con i quali ogni giorno i docenti si scontravano nelle aule. Sostegno al docente, alunni attenti e interessati, scuola produttiva e moderna. Erano questi gli sbandierati obiettivi che hanno determinato cospicui stanziamenti in buona parte delle scuole italiane.
Ma che ne pensa il documento Renzi sulla scuola di questo innovativo strumento? A pagina 74 troviamo, a tal proposito, una bella sorpresa. Intanto si legge: “Il processo di digitalizzazione della scuola è stato troppo lento, non solo per mancanza di risorse pubbliche.”
Cioè oltre ai fondi insufficienti e maldistribuiti, il problema è stato un altro. Poi continua: “Abbiamo anche investito in tecnologie troppo “pesanti”.”
E quali sono state questi pachidermi informatici? Ecco svelato subito dopo: “Tecnologie troppo pesanti come le Lavagne Interattive Multimediali (le famose “LIM”), che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente “ingombrato” le nostre classi, spaventando alcuni docenti.”
Colpo di scena. Le LIM, secondo il documento Renzi, sono state non una soluzione, ma un serio problema: pesanti, costose, ingombranti, addirittura terrificanti per alcuni docenti.
Di contro è necessario un alleggerimento delle tecnologie: “La tecnologia non deve spaventare. Deve invece essere leggera e flessibile, adattandosi alle esigenze di chi la usa, allo stile dei nostri docenti, alla creatività dei nostri ragazzi. Non deve essere costrittiva e catalizzare l’attenzione, ma deve essere abilitante, diffusa, personale, discreta. Rispettosa del valore umano dell’educazione, del valore sociale della didattica, e infine il più possibile sostenibile per le nostre risorse pubbliche.”
Insomma quanto valeva la suadente voce dell’insegnante che affascinava con le sue lezioni! Personale, discreta, confortante, appare quasi da sostituirsi alla terrificante LIM, mostruosa, costosa e, si può leggere tra le righe, quasi inutile.
Eppure sembra ieri che si sentivano roboare per l’aria queste entusiasmanti parole: “Gli studi e le esperienze condotti in Italia e in Europa individuano nella LIM uno strumento efficace per promuovere un percorso graduale di innovazione nella didattica.La LIM, corredata da un Videoproiettore e da un PC, permette infatti che la didattica in ambiente digitale sia una esperienza quotidiana e non un evento episodico. Con l’azione LIM si è avviato un processo strategico di innovazione digitale…”
Ma evidentemente, come sempre nella nostra seria nazione, tout passe, tout lasse, tout casse…