Categorie: Politica scolastica

Controriforma, Governo vulnerabile: per i sindacati occasione ghiotta, la Cgil colga l’attimo

Dopo la pausa natalizia, tra poche ore riprenderà a Viale Trastevere il confronto tra un’amministrazione ancora poco orientata e i sindacati dalle idee molto chiare.

Stavolta, mercoledì 28 dicembre, dopo i primi incontri bilaterali e la riunione congiunta del 22 dicembre, si entrerà nel merito. Parlando, nello specifico, di mobilità (entrambi le parti vorrebbero chiudere in modo celere il contratto per il prossimo anno scolastico) e nuove classi di concorso (per le quali ci sono ancora diversi errori e refusi da sistemare).

Sarà, probabilmente, la volta buona per rendersi conto, più che negli incontri precedenti, qual è il margine di trattativa che il nuovo corso ministeriale è disposto a sopportare.

Si presume, visti anche i trascorsi in Cgil del nuovo ministro, Valeria Fedeli, che rispetto alla gestione precedente, la volontà all’ascolto e a seguire i sindacati siano maggiori.

Anche perché, rispetto a Governo Renzi, questo esecutivo deve ancora coordinarsi. Anche tra i vari ministeri. La Funzione Pubblica, ad esempio, potrebbe non parlare più la stessa “lingua” dell’Istruzione. E lo stesso dicasi per i ministri degli altri dicasteri. Che potrebbero vivere un momento di transizione, poiché oggi a gestire il Governo c’è un premier, Paolo Gentiloni, meno accentratore di Matteo Renzi.

La stessa mancanza di sottosegretari è sinonimo di un’entità governativa, almeno a livello d’istruzione, che ancora deve assumere il suo volto. Senza dimenticare che, rispetto agli ultimi tre ministri dell’Istruzione, Fedeli non arriva dalla Scuola: quindi, non conosce l’ambiente e soprattutto le regole che lo governano, ad iniziare da quelle non scritte (in certi casi più importanti di quelle reali). Il responsabile del Miur, quindi, potrebbe avere bisogno di qualche settimana per rendersi pienamente conto delle situazioni che si stanno affrontando.

Con i sindacati che potrebbero approfittare di questa situazione. Avanzando le loro richieste, attraverso le “armi” del nuovo contratto e delle leggi delega della Legge 107/2015.

 

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È bene, allora, che i rappresentanti dei lavoratori si presentino all’appuntamento della contrattazione bene uniti e guidati dai medesimi obiettivi. In modo da “affondare” i colpi, compresa l’approvazione di norme che in qualche modo “depotenzino” la Buona Scuola. Prima che il nuovo Governo si riorganizzi e sia di nuovo in grado di “pararli”. E decidere le nuove modalità di difesa-attacco. Sempre in attesa che, forse già tra pochi mesi, subentri il nuovo esecutivo.

Determinante, riteniamo, sarà il ruolo della Flc-Cgil. Prima di tutto perché si tratta del primo sindacato della Scuola, per numero di Rsu e percentuale complessiva di rappresentanza.

In secondo luogo, perché nella Cgil ha operato, seppure nel comparto del tessile, l’attuale responsabile del Miur. E non crediamo che si tratti di un dettaglio, visto che tale requisito sembra sia stato decisivo nella sua scelta a capo del Miur.

In terza battuta, il sindacato guidato oggi da Francesco Sinopoli avrà finalmente la possibilità di portare a casa più di un risultato, dopo diversi anni di scioperi, contratti non sottoscritti e battaglie ad oltranza: incamerare dei risultati sarebbe fondamentale. Anche perché, come nel caso della mobilità dei docenti, produrrebbe effetti immediati sul destino professionale e di vita di decine di migliaia di lavoratori.

Anche sulle cose da ottenere, i lavoratori della conoscenza Cgil sembrano avere le idee chiare: superare diversi punti della legge 107/15, rinviare i termini di scadenza delle deleghe contenute nella stessa legge, aprire un vero confronto, ripristinare la potestà negoziale su “bonus premiale, mobilità, assegnazione dei docenti alle scuole e formazione”, oltre che portare a “casa” un rinnovo contrattuale il più possibile vantaggioso, “per dare senso e consistenza all’accordo siglato il 30 novembre 2016 tra sindacati e governo”. Su personale ATA e precariato, la Flc-Cgil sostiene che serve, infine, “un confronto specifico”. In generale, chiede al ministro Fedeli la stipula di un “patto metodologico”.

Centrare questi obiettivi non sarà comunque una passeggiata. Soprattutto perché ci sono norme di legge che sostengono il contrario. E solo il Parlamento, come nel caso della L. 107/15, ha facoltà di risolvere la questione. Una parte, non marginale, di quanto prefissato si potrebbe comunque ottenere. Spetta ai sindacati, Cgil in testa, capire come. Con un Governo ancora poco pronto e concentrato, l’occasione è troppo ghiotta per non prenderla al volo.

Alessandro Giuliani

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