L’associazione Articolo 26 promuove un Convegno che si terrà il 10 Aprile 2019 alle ore 17 presso la Camera dei Deputati nella Sala del Refettorio, che si propone con il contributo dei maggiori esperti italiani sul tema – Dario Antiseri, Anna Monia Alfieri, Luisa Ribolzi e Francesco Magni e con la moderazione del giornalista Francesco Boezi – di fare il punto e rilanciare proposte efficaci, portando anche la voce dei genitori italiani.
Ecco il comunicato dell’associazione Articolo 26:
In Europa vigono sistemi scolastici in virtù dei quali le famiglie hanno la possibilità di scegliere fra scuole statali e non statali di vario tipo, senza alcuna penalizzazione economica.
Un esempio: in Svezia riforme coraggiose, coniugando equità ed efficienza, hanno prodotto qualità e innovazione, facendo decollare gli indici di successo formativo degli studenti e di sviluppo economico del Paese.
La stessa Unione Europea nel 2012 ha riconosciuto il diritto della persona all’educazione e all’istruzione; in Italia, tuttavia, resta un privilegio economico di pochi accedere a scuole liberamente scelte, con la conseguenza che i cittadini italiani sono oggettivamente discriminati.
Bisogna riconoscere (inoltre?) come la sola scuola statale non riesca a produrre quella mobilità sociale indispensabile per rimettere in marcia il Paese.
Il nostro sistema di istruzione e formazione, a fronte di un costo molto alto (circa 45 miliardi di euro all’anno), risulta gravemente inefficace e inefficiente: l’Italia è in coda nelle classifiche OCSE e PISA e vanta una percentuale record di dropout tra i 18-24 anni e 2,2 milioni di NEET tra i 15 e i 29 anni.
Studi scientifici aggiornati e il confronto con gli altri stati occidentali rendono semplice individuare le cause della peculiarità italiana, riscontrabile in maniera simile solo in Grecia: un sistema basato sul paradigma centralistico e uniforme a prevalente monopolio statale, che di fatto immobilizza la scuola. Burocrazia e mancanza di innovazione si traducono in un costo salatissimo a carico delle famiglie e dell’intero welfare.
Solo i sistemi scolastici basati sul pluralismo formativo, su una virtuosa concorrenza, una vera sussidiarietà e sulla libertà di scelta educativa della famiglia, producono qualità e successo formativo a beneficio dell’intera società. Esperti e specialisti di ogni ambito, scuola, diritto, economia affermano con forza che in Italia un simile modello è del tutto attuabile. Anzi, ormai necessario.
Uno degli strumenti che può superare l’attuale situazione è quello del “costo standard di sostenibilità per allievo”, inteso come “dote spettante ad ogni persona per il diritto all’educazione”, bambino o adulto che sia. Ogni persona potrà assegnare “il costo standard già definito dal Ministero” alla scuola prescelta e ritenuta più rispondente alle proprie libere convinzioni ed esigenze. Diritto ribadito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nella Carta dei diritti dell’Unione Europea e nella Costituzione Italiana.
Di fronte alle evidenti carenze della scuola italiana, dopo 19 anni dalle legge 62 che ha sancito la compresenza nell’unico Sistema Nazionale di Istruzione di scuole statali e paritarie, una riforma strutturale non è più rimandabile.
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