La Convenzione internazionale sui diritti del bambino ha venti anni: fu siglata a New York dall’assemblea generale dell’Onu il 20 novembre 1989. Per quanto riguarda la formazione scolastica, l’anniversario, celebrato attraverso diverse iniziative, ha messo in evidenza molte “ombre” sull’argomento: oggi sono ancora 75 milioni nel mondo i bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola, 40 milioni vivono in paesi colpiti o reduci da guerre. Gli esperti non hanno però mancato di evidenziare le “luci” derivanti dall’applicazione di una convenzione storica.
“Negli ultimi vent’anni – ha detto Ann Veneman, direttore generale dell’Unicef – si sono ottenuti molti risultati. Il numero annuo di decessi di bambini sotto i cinque anni è sceso da circa 12,5 milioni nel 1990 a meno di 9 milioni nel 2008. Tra il 1990 e il 2006, 1,6 miliardi di persone nel mondo hanno ottenuto l`accesso a fonti d’acqua ‘migliorate’. Circa l`84% dei bambini in età di scuola primaria frequenta la scuola e, nel mondo in via di sviluppo, le disparità di genere nelle iscrizioni alla scuola primaria si stanno riducendo”.
Sono 275 milioni, denuncia l’associazione Save the children, i bambini costretti ogni anno ad assistere a episodi di violenza e maltrattamenti all`interno delle mura di casa. Un fenomeno che in Italia, secondo le stime, riguarda un milione di minori. Ma i problemi dell’infanzia non riguardano sono la violenza. Molti infatti lavorano, spesso in attività rischiose. Sono 126 milioni i bambini nel mondo coinvolti in attività lavorative rischiose e nocive. Altri 22 milioni sono profughi e sfollati a seguito di guerre, e 250mila sono arruolati in eserciti e milizie. Sul piano sanitario, poi, sono quasi 9 milioni i bambini sotto i 5 anni che continuano a morire ogni anno, la gran parte per malattie curabili e prevenibili come complicazioni neonatali, polmonite, diarrea, malaria, morbillo. Mentre altri 200 milioni non raggiungono il loro potenziale cognitivo entro il quinto anno d`età a causa della povertà, scarsa alimentazione, precarie condizioni di salute e cure inadeguate: il risultato è che molti di questi bambini o non si iscrivono a scuola o sono destinati a una carriera scolastica fallimentare.
“Istruzione, protezione, salute, cibo non sono ancora un diritto per tutti i bambini, anzi a goderne pienamente è la minoranza dei bambini non certo la maggioranza“, ha spiegato Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia. “La sfida oggi è ridurre le enormi distanze fra bambini molto tutelati e bambini che hanno zero diritti, a partire da quello di vivere e sopravvivere, affrontando al contempo nuove sfide, come quella dei cambiamenti climatici, che rischiano di amplificare la forbice tra bambini di serie A e bambini di serie B“.
Nell’ultimo ventennio progressi notevoli si sono registrati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: per quanto riguarda il settore dell’infanzia, la malnutrizione, misurata dal numero di bambini sottopeso al di sotto dei cinque anni, è diminuita in tutte le regioni in via di sviluppo. Il numero di bambini che hanno abbandonato la scuola primaria si è ridotto da 115 milioni nel 2002 a 101 milioni nel 2007. Ogni giorno più di un miliardo di bambini in età scolare accede all’istruzione primaria o secondaria.
Circa il 90% dei bambini che entra nella scuola primaria vi rimane fino all’ultima classe. Inoltre, i divari di genere nell’istruzione primaria, a livello sia globale sia regionale, sono stati generalmente colmati, portando l’indice della parità di genere al 96% per i paesi in via di sviluppo, anche se le variazioni a livello regionale e nazionale sono marcate, e le bambine sono sempre più a rischio dei bambini di interrompere l’istruzione primaria.
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