Sul Corriere della Sera, interessante approfondimento a cura di Milena Gabanelli sui costi dell’università. Vale la pena iscriversi a un corso di laurea per avere un lavoro migliore?
Per chi vive in una città sede di ateneo, le spese sono quelle delle rette e dei testi: un massimo di 3.000 euro l’anno, ma per i fuorisede, cioè la maggior parte degli iscritti, l’investimento è molto più alto.
In città come Roma, Milano, o Bologna, una stanza singola costa in media 450 euro al mese. Poco meno al Sud. A questo bisogna aggiungere le caparre, le bollette di acqua, luce e gas, la spesa al supermercato e i viaggi per rientrare a casa durante le feste. Almeno 9.000 euro l’anno secondo Federconsumatori.
Vale a dire 27.000 per una Laurea Triennale, e fino 45.000 se si prosegue anche con il biennio Magistrale.
In Italia lo stipendio raramente è proporzionato al titolo accademico. Un giovane diplomato in un Istituto Tecnico Professionale, a un anno dal conseguimento del titolo, se ha trovato un impiego stabile in officina, uno studio o in un negozio, può contare mediamente su uno stipendio di circa 1.050 euro mensili.
Un laureato triennale, guadagna in media 1.104 euro. Chi invece ha conseguito una laurea specialistica arriva a 1.153 euro mensili.
Cioè appena 1.200 euro di differenza all’anno rispetto ad un diplomato, dopo averne investiti 45.000.
Uno studio Almalaurea calcola che un laureato con specializzazione deve attendere almeno cinque anni prima di guadagnare uno stipendio dignitoso di 1.400 euro.
È dunque necessario un paracadute che consenta la sopravvivenza durante il periodo in cui non sei né studente, né occupato a tempo pieno.
Le chances di trovare lavoro aumentano, con stipendi che partono da 1.500 euro, solo per chi ha frequentato un Master.
Negli atenei pubblici le rette variano dagli 11.000 euro in Gestione d’impresa a Bologna, ai 4.500 della Sapienza per una specializzazione in Beni culturali.
L’analisi di Milena Gabanelli è disponibile, interamente, a questo link (clicca qui)
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