È a rischio l’apertura dei convitti MIUR in seguito alla pandemia Covid19?
La domanda, legittima, la pone un nostro lettore, Giovanni Luca Parisi, educatore, con riferimento alle incognite dell’avvio, in sicurezza, del prossimo anno scolastico.
“Gli spazi delle classi scolastiche, così come quelle degli ambienti dei convitti, – scrive il lettore – dovranno garantire la sicurezza delle distanze sociali per il prossimo anno scolastico, necessarie per prevenire la malattia e la diffusione dei contagi. Lo fanno sapere fonti autorevoli quali l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS”.
“Per fare ciò – continua – è necessario prevedere dei protocolli organizzativi e fisici all’insegna del “le classi vanno alleggerite”; ma è necessario farlo da subito, ascoltando anche la base dei docenti, gli educatori, i collaboratori, la prima linea insomma, i lavoratori impegnati sul campo e che rischiano prima di tutti”.
A questo punto viene da chiedersi quali soluzioni sia possibile attivare per i convitti.
Mentre per le classi diverse sono le ipotesi (riduzione delle stesse, mix tra didattica a distanza e lezioni in presenza, turni pomeridiani e conseguente assunzione di altri docenti), per i convitti cosa si sta pensando?
“Certo – scrive Parisi – se non si farà nulla fino a settembre è difficile che un dirigente scolastico si prenda la responsabilità di aprire un convitto h24, senza garanzie di sicurezza. I convitti h24 sono quei convitti dove gli studenti soggiornano tutti i giorni 24 ore su 24 e in taluni casi anche il sabato e la domenica, in altri convitti il fine settimana generalmente i ragazzi tornano a casa. La logica sarebbe quella di alleggerire i convitti così come si prevede per le classi riducendo, almeno fin quando sarà completamente finita l’emergenza, il rapporto convittori/educatori, il numero di convittori per stanza e di scaglionare gli accessi in mensa. Insomma bisogna assumere protocolli di sicurezza che comportano inevitabilmente un peso di lavoro più grande, bisogna inoltre effettuare lavori strutturali per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e soprattutto delle strutture convitto. Interventi da fare subito, con urgenza”.
Settembre è vicino e le famiglie hanno bisogno di ricevere per tempo informazioni.
“Se non si programma per tempo, inevitabilmente, i convitti h24 non avranno vita e rischiano di chiudere, allora cosa succederà?” si chiede il nostro lettore.
Ecco una proposta di soluzione del problema.
“In caso di chiusura dei convitti h24, resta attiva la mensa e gli educatori presteranno il servizio di accompagnamento in mensa, assistenza allo studio, supporto in classe e si occuperanno dell’aspetto ludico, socio ricreativo e psicopedagogico. Chiaramente cambia l’utenza perché i convittori h24 frequentano scuole spesso lontane molti chilometri dalla residenza. Il semiconvitto, invece, ha un’utenza del territorio che nel tardo pomeriggio torna a casa. In tal senso vanno riviste e rimodulate anche le corse dei bus, che dovranno prevedere corse scolastiche serali”.
In proposito, Parisi richiama un ottimo esempio operativo di conversione da convitto a semiconvitto viene da Arpino, un centro in provincia di Frosinone, vicino Sora.
“Ad Arpino qualche anno fa un convitto aperto h24 fu convertito in semiconvitto con chiusura delle attività alle 17:30. I servizi educativi servono diversi plessi presenti sul territorio, distanti km tra loro. La mensa operativa nella sede principale ha visto i cuochi e i collaboratori dipendenti pubblici del MIUR occuparsi di preparare il cibo. È stato allestito un servizio di trasporto pasti nei vari plessi dislocati sul territorio. Gli educatori e i collaboratori hanno avuto il compito di vigilare gli allievi al termine delle lezioni e nella consumazione dei pasti, gli educatori si sono occupati dell’assistenza allo studio e supporto in classe ove previste attività scolastiche pomeridiane. Si tratta indubbiamente di un ottimo modello da prendere a riferimento in caso di bisogno per tutti i convitti Italiani”.
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