Dopo il taglio alle università di 7 miliardi di euro, la situazione del diritto allo studio universitario in Italia è sempre più preoccupante, mentre circa 46mila studenti universitari, dichiarati idonei a ricevere una borsa di studio, sono rimasti a mani vuote.
E se per un verso, in vista degli obiettivi di Europa 2020, il nostro paese avrebbe fortemente bisogno di aumentare il numero complessivo di giovani laureati, dall’altro gli universitari sono lasciati soli nell’affrontare le spese per la frequenza dei corsi, per cui uno dei passi decisivi per uscire definitivamente dalla crisi può essere quello di investire sugli studenti. Per far questo, il Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio lancia tre proposte:
1) Rivedere al rialzo già a partire da quest’anno le soglie di Isee e Ispe per accedere alle prestazioni del Diritto allo studio erogate secondo il Dlgs 68/12, in modo da allargare la platea di idonei ad oggi artificiosamente ridotta. Inoltre è fondamentale poter scomputare dal calcolo finale dell’Isee i guadagni ottenuti dalle attività a tempo parziale (contratti lavorativi temporanei che gli studenti stipulano con la propria università) e le borse di studio degli studenti Erasmus.
2) Alzare la soglia per cui non si viene più considerati “figli a carico” del proprio nucleo familiare dagli attuali 2840,51€ (come stabilito dal T.U.I.R. all’articolo 12 comma 2) a 6000 euro e non considerare le borse di studio come fonte di reddito dello studente. Il beneficio sarebbe duplice: le borse di studio non contribuirebbero a portare a considerare lo studente come ormai indipendente (con conseguente aumento di tasse per il proprio nucleo familiare) e non sarebbe più imponibile l’Irap all’ente erogatore della borsa di studio, aumentando quindi il gettito netto totale e di conseguenza anche il numero assoluto di borse di studio.
3) Equiparare la normativa che regola le donazioni liberali per le borse di studio da parte delle aziende alla normativa che regola le donazioni liberali per la ricerca (la cui deducibilità dal reddito d’impresa è accordata dalla legge finanziaria del 2006 all’articolo 1 comma 353) premiando quindi le aziende che investono sugli studenti «meritevoli anche se privi di mezzi».