I numeri dei contagi da Covid- 19 continuano a salire spaventosamente e gli addetti ai lavori dicono che non dipende dalla riapertura degli istituti scolastici.
È indubbio che, dopo il lockdown e la graduale riapertura di attività e servizi, sono diminuiti buon senso civico e responsabilità individuale, perché la fase di convivenza con il virus era stata prevista e non bisognava “abbassare la guardia”, ma è altrettanto indubbia la mancanza di una pianificazione unitaria che si traduca in concretezza e sicurezza e che non leda il diritto fondamentale alla salute individuale e collettiva.
Il virus non è a scuola, ma entra a scuola e i docenti non si sentono sicuri. Non si vorrebbe tornare alla DAD, che non è socialità, non è contatto, non è fare scuola, ma al tempo stesso, è legittima la paura, specie se non si sono comprese alcune scelte governative. Com’è possibile dichiarare obbligatoria la mascherina all’aperto, ma non in classe? Qualche genitore apprensivo risponderà che se c’è la distanza di almeno un metro (e sarebbe interessante capire come da 2 metri di distanza iniziali si sia arrivati a 1 metro…) e, in condizione di staticità, il bambino può abbassarsi la mascherina.
Il Governo avrà assoldato anche una task force, ma è sicuro di conoscerli davvero i bambini? Le parole “staticità” e “bambino” non possono stare nella stessa frase. I bambini, per loro natura, sono freschezza, profumo di futuro, vita, dinamicità, non si fermano mai, com’è giusto che sia e, ora, su consiglio del Comitato Tecnico Scientifico, possono scambiarsi addirittura il materiale didattico, ossia si sta promuovendo una situazione che può sfuggire di mano ai docenti già sanificatori.
La mascherina deve diventare necessaria sempre, affinché i docenti non si svuotino del ruolo di educatori e si trasformino in controllori ossessivi. Quale mascherina? La chirurgica, quella altruista! D’altronde, la scuola è comunità e, a dire il vero, ne sono state distribuite a migliaia. Perché non le FFP2 per i docenti? Perché solo quella altruista, che protegge gli altri e non se stessi? È prevista l’indennità al rischio per il personale scolastico? Sono previste quarantene e tamponi a tutti i docenti e a tutti gli alunni in caso di uno o più positivi? Quanto tempo si aspetta per sottoporsi a eventuali tamponi? E cosa dire del tempo pieno?
Nelle scuole dell’Infanzia e della Primaria, anziché contingentare le ore, le entrate e le uscite, si è pensato, in piena emergenza epidemiologica, di riaprire le scuole 8 ore al giorno, con due merende e pranzo a scuola. Tutto è rimasto uguale, salvo la segnaletica nei plessi, maggior distanziamento e qualche turno in più. Nelle proprie abitazioni è possibile invitare non più di 6 persone, gli eventi privati sono limitati a 30, ma a scuola si sta in 100, tutti “allegramente” in refettorio!
I raffreddori aumentano e la linea di demarcazione tra sintomi da Coranavirus e sintomi da virus stagionali è molto sottile e labile, il responsabile Covid degli istituti scolastici, seppur formato, è e resta un insegnante e non un medico.I sindacati, sempre pronti a minacciare scioperi, dove sono? Sono troppo presi dai concorsi recentemente banditi per pensare ai lavoratori e ai veri problemi della scuola.
Anziché disquisire su come e quando svolgere una prova concorsuale, sarebbe opportuno preoccuparsi su come lavorare in sicurezza in piena emergenza sanitaria, perché il personale scolastico preferisce restare precario piuttosto che diventare martire. Quando si penserà a tutto questo, quando morirà qualche insegnante o collaboratore scolastico per Coronavirus, quando “scoppierà il caso”? La scuola, a differenza di altre istituzioni pubbliche, è territorio COVID FREE? Meglio non porsele tutte queste domande, troppo scomode.
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