Gli oceani hanno raggiunto la temperatura più calda mai registrata, con terribili implicazioni per la salute del nostro pianeta. La temperatura media giornaliera globale della superficie marina ha battuto il record del 2016 questa settimana, arrivando a toccare i 20,96 gradi (il primo agosto), secondo il servizio sui cambiamenti climatici dell’Ue Copernicus, citato da Bbc. Il record precedente era stato registrato il 29 marzo 2016, quando le temperature della superficie marina degli oceani aveva toccato i 20,95 gradi.
E un nuovo allarme arriva anche dai membri della Commissione per l’Ambiente e le Grandi Calamità Naturali dell’Accademia Nazionale dei Lincei: “La Terra si sta riscaldando troppo” e firmano un documento in cui condividono “la crescente preoccupazione per il rapido aumento degli indicatori di riscaldamento globale”.
Nel documento la Commissione ricorda che “è da tempo attenta alla discussione e divulgazione degli sviluppi scientifici sui diversi aspetti del problema climatico”.
La Commissione sottolinea che una delle conclusioni del Convegno ha riguardato “il ruolo incontrovertibile dell’uomo quale causa primaria dell’attuale cambiamento climatico”. La grande responsabilità che ne consegue impone alla comunità internazionale secondo gli studiosi “la rapida attuazione di interventi efficaci di mitigazione, che agiscano sulle cause del cambiamento, riducendo le emissioni dei gas climalteranti attraverso la progressiva eliminazione dei combustibili fossili dal nostro paniere energetico”.
È necessario, spiegano, che le intelligenze politiche e scientifiche del pianeta individuino strumenti di politica internazionale in grado di far emergere una ratio planetaria nelle scelte d’interesse globale.
“L’Italia, anche se come nazione contribuisce a solo circa l’1% delle emissioni antropiche di CO2, ha emissioni individuali maggiori della media mondiale e ha la responsabilità di ridurre le proprie emissioni adottando urgentemente un piano energetico e ambientale”.
“E’ urgente che il nostro Paese si doti di un piano di adattamento di lungo termine che, con adeguati finanziamenti e con l’individuazione di strumenti giuridici appropriati a una rapida implementazione degli interventi, consenta una riduzione dell’impatto di eventi estremi (piene fluviali, fenomeni franosi, innalzamento del livello del mare, siccità e onde di calore). Se non ora, quando?”
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