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Copiare compiti in classe, tra cellulari, smartwatch, chat gpt, per gli studenti furbetti diventa sempre più semplice

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Siamo in chiusura di un altro anno scolastico, sempre duro e faticoso per studenti e insegnanti.

Siamo nella fase delle valutazioni, di scrutini, di rese dei conti, di pensieri alle vacanze per chi verrà promosso, ma anche di paura e tensione per chi ha gli esami.

Una scuola sempre più digitale

La scuola si sta trasformando sempre più in scuola digitale, internet e sistemi multimediali accompagnano da diversi anni la didattica tradizionale, e sono diventati ormai parte integrante del “sistema scuola”.

Strumenti digitali che possono essere di aiuto agli insegnanti come complemento alle lezioni tradizionali e frontali, ma sono di aiuto anche per gli studenti.

Un aiuto non sempre pulito e corretto. Parliamo infatti del “supporto” diciamo così che cellulari e chat gbt danno ai ragazzi “furbetti” che vogliono copiare durante le verifiche in classe.

Chi ha varcato la cinquantina ma anche in generale gli over 40 sono cresciuti a scuola con i pizzini, fogli minuscoli attaccati dappertutto pur di riuscire a copiare furtivamente durante il compito in classe approfittando di una piccola distrazione del professore che spesso e volentieri passava per i banchi a controllare.

L’arte del copiare degli studenti è storia antica ma adesso sono disponibili molti più strumenti

Insomma, l’arte del copiare o dello scopiazzare dal compagno di banca è una furberia sempre esistita non la scoprono sicuramente i “nativi digitali”. Quelli che sono cambiati, rispetto ad una volta sono i mezzi con cui farlo, le molteplici possibilità offerti dalla tecnologia, internet in primis che ti fa arrivare velocemente a qualsiasi informazione che gli studenti “analogici “non avevano.

Ce ne è per tutti i gusti, come dicevamo: i motori di ricerca di internet che ti danno l’informazione necessaria in tempo reale, ma esistono anche diverse APP che risolvono ad esempio esercizi di matematica in tempi vicino al secondo, così come ci sono tante APP in lingua in grado di dirti la coniugazione di un verbo irregolare o la traduzione di una frase, app di chimica, fisica e cosi vià.

Per passare a Chat GPT, acronimo di Generative Pretrained Transformer uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale molto potente e flessibile che utilizzando algoritmi avanzati di apprendimento automatico è in grado di generare risposte simili a quelle umane ma molto più elaborate e complete di informazioni.

Fornendo all’applicazione qualche riferimento o parola, è in grado di elaborarti un tema di italiano in pochi secondi, uno strumento potentissimo utile se usato correttamente ma che sta affrontando molte critiche e dubbi circa l’utilizzo da parte di esperti di tutto il mondo proprio per il suo forte impatto sulla veridicità degli elaborati.

Smartphone e smartwatch usati per copiare

Oltre alla componente informatica, gli strumenti sono quelli che fanno la differenza, primo su tutti lo smartphone che nonostante i vari proclami e campagne per un uso costruttivo in classe, di fatto in molti casi sono sempre in possesso degli studenti anche durante lezioni e compiti.

Oltre allo smartphone, un ulteriore strumento molto utilizzato è lo smartwatch, orologi di ultima generazione, collegati via bluetooth al cellulare, consentono di leggere messaggi, vedere slide e foto, di fatto hanno funzionalità simili a quelle del telefono e consentono di sbirciare magari una formula matematica facendo finta di guardare l’ora.

Ma copiare un compito in classe è reato?

Secondo la legge non è reato, infatti copiare un compito in classe può avere conseguenze disciplinari per l’alunno  sotto varie forme, richiamo verbale, ammonizione, sospensione, ecc. ma la condotta non può essere punita in forza di una norma di legge, né civile né penale.

La legge “sembra punire il plagio con riferimento soltanto alla prova finale che consente, formalmente, il conseguimento del titolo o dell’abilitazione”.

In definitiva, quindi, il reato non scatta nell’ipotesi in cui il plagio avvenga durante il percorso che conduce al conseguimento del titolo (diploma o laurea che sia), mentre invece diventa reato nell’ipotesi in cui la “copiatura” sia avvenuta con riferimento alla prova finale.

Cosa possono fare gli insegnanti

In questo contesto diventa sempre più difficile per l’insegnante accorgersi della copiatura, compito complicato ma non impossibile.

A titolo di esempio non esaustivo i docenti possono reperire i cellulari e gli smartwatch prima di ogni compito, differenziare i compiti per file, passare in continuazione per i banchi, verificare con una prova orale eventuali risultati generosi dei compiti su studenti che in media avevano avuto sempre voti più bassi.

Di azioni e comportamenti da adottare ce ne sono ed è dovere dell’insegnante applicarli e far in modo di ridurre o annullare l’effetto copiatura dei propri studenti.

Perché copiare non solo non fa bene a chi copia, ti fa prendere il voto ma l’obiettivo della scuola dovrebbe essere prima della valutazione quella di insegnarti le cose, e soprattutto non fa bene allo studente diligente che vede venir meno la motivazione a studiare davanti a compagni che non studiano e prendono magari il voto più alto di loro.

Non è facile per un quindici enne mantenere alta la motivazione allo studio, quando il giorno primo il compagno di classe è uscito mentre lui ha passato il pomeriggio a studiare per poi prendere un voto più basso alla verifica in classe.

E per la nuova “scuola del merito” questo aspetto non può essere trascurato.