Dal Los Angeles Time arriva in questi giorni una notizia inquietante: sembrerebbe che in Corea del Sud il sistema scolastico sia talmente duro e competitivo che le famiglie più abbienti preferiscono trasferirsi all’estero pur di non sottoporre i propri figli alle vessazioni di una scuola che avrebbe le sembianze di un vero e proprio percorso di guerra più che di un percorso formativo. Secondo il giornale americano, nel corso degli ultimi cinque anni il numero dei ragazzi scolarizzati all’estero è quadruplicato. Sarebbero intorno alle sedicimila le famiglie che hanno scelto di separarsi – il papà resta in Corea a lavorare, la mamma parte con la prole – per iscrivere i figli nelle più rassicuranti scuole americane, canadesi o australiane. In Corea del Sud, continua il quotidiano della California, riuscire a entrare in una delle tre migliori università del Paese è un obiettivo che fin da bambini si è obbligati a perseguire, a costo di enormi sacrifici. Ma é soprattutto in seguito, durante gli anni del liceo, che lo studio diventa talmente ossessionante che gli studenti vivono sotto la cosiddetta legge del “quattro va bene, cinque è la fine”: in pratica, chi dorme cinque ore a notte é considerato fuori gioco, non in grado di superare i molto selettivi esami di maturità. In Corea del Sud la scuola ha un ruolo centrale, tutto ruota attorno ad essa: nei giorni d’esame, tutti gli uffici pubblici aprono un’ora più tardi per consentire una migliore fluidità alla circolazione stradale!