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Coronavirus, ammalarsi è difficile. Il virologo Maga (Cnr-Igm): vi spiego perché [INTERVISTA]

Una persona che sta a contatto con chi ha il Coronavirus, anche a scuola, non è detto che recepisca il virus, anzi: nell’85% dei casi, non c’è trasmissione. A spiegarlo alla Tecnica della Scuola è Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia. Il virologo sostiene che i giovani difficilmente lo acquisiscono e anche quando accade, i sintomi sono lievi. In generale, secondo Maga, chi si ammala guarisce, a meno che non abbia già delle patologie serie.

Dottor Maga, quanto tempo dovremo ancora convivere con la minaccia del Coronavirus?

Premesso che è impossibile fare previsioni ed i tempi non sono facili da stimare, sono due gli scenari possibili. Il primo è legato al fatto che il virus può essere entrato recentemente in Europa e in Italia: se si interrompe la trasmissione, si può ipotizzare che entro tre-quattro settimane potremmo già assistere all’abbattimento dei casi. La seconda ipotesi si basa sulla constatazione dei sintomi lievi, visto che la maggior parte delle persone che hanno preso il virus sono guarite, ma senza avere certezze sull’avvio del contagio. In ogni caso, con la buona stagione il Coronavirus dovrebbe andare a scomparire.

Nelle zone d’Italia dove sono presenti i focolai si è deciso di chiudere le scuole fino ai primi giorni di marzo: è possibile che la chiusura possa protrarsi?

Queste valutazioni le fa il ministero della Salute. In linea generale, chiudere scuole e università serve comunque non solo per non rischiare di propagare il contagio, ma anche per limitare spostamenti o aggregazioni. È probabile che in corrispondenza di un rallentamento dei casi, anche nelle zone oggi a rischio, docenti e alunni potrebbero tornare scuola. Seguiamo l’evoluzione del quadro.

Non crede che sia eccessivo chiudere tutti gli istituti scolastici di una regione, in presenza di pochissimi casi di individui contagiati?

Sono decisioni prese sempre da chi ha un quadro globale della situazione. È chiaro che un caso o pochi casi in un’area circoscritta, rappresenta un pericolo minimo per chi è distante. Però, ripeto, sono misure che oltre ad avere un impatto sulla mobilità, che in tal modo si riduce drasticamente, possono essere anche un segnale per la popolazione, la quale si rende conto che il fenomeno è preso in considerazione. Quindi non va considerato solo per il focolaio.

Molti genitori sono indecisi se mandare i figli a scuola: cosa si sente di dire loro?

Bisogna dirgli di adeguarsi alle direttive, sempre emanate sulla base di un quadro generale di cui solo le autorità sono in possesso. È normale che non c’è l’ordinanza di chiusura, la scuola continua ad operare come sempre: quindi, in questo caso, non c’è alcun timore. Poi, certamente, le situazioni possono cambiare di giorno in giorno.

Cosa si sente di consigliare i docenti di alunni ansiosi per via del Coronavirus?

Il ruolo dei docenti è importante. È bene che ricordino ai loro bambini e ragazzi che se si trovano in una zona dove non vi sono casi, che il rischio contagio è davvero basso. Il secondo punto da sottolineare agli alunni è che assolutamente tutti i dati relativi alla fascia d’età scolastica sono associati a sintomi benigni e poco intensi. Quindi, chi va a scuola e viene contagiato, non va in ospedale, né muore.

Vale per tutti?

Certamente, vi sono persone più a rischio: ad esempio, quelle con patologie, gli immunodepressi, i malati oncologici. Se si rientra in queste aree d’attenzione, il discorso cambia e le accortezze diventano maggiori, anche in chiave preventiva.

Quindi i giovani possono stare tranquilli?

Direi proprio di sì: fino a 30 anni, il decorso del Coronavirus è benigno praticamente al 100%. Gli adolescenti, in particolare, superano il periodo agevolmente. I casi gravi che richiedono ospedalizzazioni sono pochissimi.

A scuola, quali comportamenti devono adottare gli studenti per non esporsi al contagio? Basta che si lavino spesso le mani?

Devono adottare le norme basilari d’igiene. Quindi, certamente lavare le mani, ripetendo l’operazione spesso e facendolo per bene. Non devono poi buttare cose in giro. Ed è bene che utilizzino i fazzoletti usa e getta.

 Tra le misure preventive prese dal Governo, c’è quella di tornare a chiedere il certificato medico dopo 5 giorni d’assenza: è d’accordo?

Penso che la motivazione della misura sia quella di fornire una certificazione che la persona è guarita. Se un individuo ha l’influenza e la persona torna in classe, deve passare dal medico. Sapendo che la scomparsa dei sintomi coincide con la fine dalla contagiosità. Inoltre, in questo modo si si tranquillizza la società.

In quale periodo il contagiato può trasmettere il virus?

L’incubazione media va tra i 10 e i 12 giorni: per questo motivo l’isolamento del soggetto con Coronavirus è di due settimane. Sulla contagiosità c’è molto dibattito: di sicuro, dal giorno antecedente ai sintomi si può essere infettivi. Certo, se si ha un decorso lieve, allora è anche molto meno trasmettitore del virus. In ogni caso, due giorni dopo la scomparsa dei sintomi non si infetta più.

Si può trasmettere il Coronavirus in un’aula scolastica qualora vi sia un alunno o un docente infettato?

Non è così scontato. Di prassi, nel contatto a rischio bastano 10 o 15 minuti, però occorre anche stare a meno due metri di distanza dalla persona con infezione. Inoltre, non tutti quelli che sono a contatto con il malato, si ammalano. È esemplare il paziente 1 che giocava a calcio nel Nord Italia: ha frequentato i compagni di squadra, si è spogliato con loro e ha fatto la doccia, ma solo 7 compagni su 17 alla fine sono stati infettati.

Ci può dare delle percentuali di contagio?

In caso di contatto prolungato e ravvicinato, la probabilità di trasmissione del Coronavirus è del 10-15%. Dipende anche molto dalla risposta individuale, quindi dal grado di anticorpi e predisposizioni che ognuno di noi possiede. E comunque nel 95% dei casi si supera senza gravi complicazioni.

Indossare la mascherina, anche a scuola, può servire per ridurre le possibilità di contagiarsi?

In linea generale, la mascherina serve a limitare le possibilità di acquisire il virus. Però, andare in giro con la mascherina non ha senso, perché serve principalmente a chi è infetto a non trasmettere il virus, ma non è uno schermo per evitare di prenderlo. Infatti, non è raccomandata da nessuno che si trovi al di fuori delle zone rosse. Andare in giro in questo momento con la mascherina in una località lontana dai focolai e dove non ci sono casi, non è giustificato.

Alessandro Giuliani

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